07.06.2013 Views

Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

ziona ‘noir’ nonostante lo scontro di passioni e tormenti<br />

che agita l’animo dei protagonisti e ‘dramma’<br />

è decisamente troppo generico. Solo una definizione<br />

sembra calzare al film, ed è tragedia. Una tragedia<br />

quotidiana, ambientata in una New York senza<br />

smalto né appeal, interpretata da personaggi anonimi,<br />

‘piccoli’ borghesi con il problema degli alimenti<br />

da pagare al<strong>la</strong> moglie o di una routine matrimoniale<br />

da risvegliare. L’angoscia per l’incombere del<br />

destino o <strong>la</strong> pulsione per un qualsivoglia dovere<br />

morale non entrano mai nell’orizzonte delle azioni,<br />

ma anche par<strong>la</strong>re di banalità del male vorrebbe dire<br />

attribuire alle azioni dei fratelli Hanson una qualche<br />

dimensione etica: “Onora il padre e <strong>la</strong> madre” è <strong>la</strong><br />

tragedia del<strong>la</strong> mediocrità e del<strong>la</strong> immoralità, il<br />

ritratto senza speranza di un mondo che ha perso<br />

ogni possibile dignità e che, come dice un proverbio<br />

ir<strong>la</strong>ndese citato per metà dal titolo originale<br />

(“Before the Devil Knows You’re Dead”), spera<br />

solo di ‘arrivare in paradiso mezz’ ora prima che il<br />

diavolo si accorga che sei morto’. Trenta minuti<br />

(forse) di felicità prima del castigo eterno... La strada<br />

per quel<strong>la</strong> ‘felicità’ <strong>la</strong> propone Andy (Philip<br />

Seymour Hoffman) al fratello minore Hank (Ethan<br />

Hawke): svaligiare <strong>la</strong> gioielleria degli anziani genitori.<br />

Conoscono perfettamente il locale e i suoi<br />

al<strong>la</strong>rmi avendoci entrambi <strong>la</strong>vorato, una pisto<strong>la</strong> giocattolo<br />

basterà per impaurire l’anziana commessa e<br />

l’assicurazione si occuperà di risarcire i proprietari.<br />

Mentre <strong>la</strong> refurtiva consentirà allo squattrinato<br />

Hank di mantenere i suoi impegni con l’ex consorte<br />

e Andy potrà fuggire con <strong>la</strong> moglie Gina (Marisa<br />

Tomei) verso quel<strong>la</strong> Rio che nel<strong>la</strong> primissima scena<br />

li aveva visti ritrovare per una volta <strong>la</strong> passione sessuale.<br />

Naturalmente niente va come dovrebbe: Hank<br />

non ha il coraggio di fare il colpo da solo e ingaggia<br />

un balordo che ‘per entrare nel<strong>la</strong> parte”’ usa una<br />

vera pisto<strong>la</strong>. Invece del<strong>la</strong> commessa semicieca nel<br />

negozio c’è <strong>la</strong> madre (Rosemary Harris) e <strong>la</strong> rapina<br />

si conclude con <strong>due</strong> corpi sul pavimento: il balordo<br />

ucciso e <strong>la</strong> madre trasportata in coma all’ospedale.<br />

Dove i <strong>due</strong> fratelli si ritrovano fianco a fianco a un<br />

padre (Albert Finney) che non si capacita dell’accaduto.<br />

E dove, come è facile intuire, i veri problemi<br />

<strong>sono</strong> appena cominciati. Quello che abbiamo finora<br />

riassunto in maniera lineare, però, il film ce lo<br />

mostra in tutt’altro modo, partendo dal<strong>la</strong> rapina (su<br />

cui tornerà anche in seguito) e poi zigzagando nel<br />

tempo, prima e dopo l’assalto al<strong>la</strong> gioielleria. Una<br />

‘trovata’ di sceneggiatura come ne abbiamo viste<br />

molte ma a cui lo scrittore Kelly Masterson affida<br />

un compito meno sco<strong>la</strong>stico e più complesso: illustrare<br />

non tanto i meccanismi del<strong>la</strong> storia e gli<br />

intoppi che <strong>la</strong> fanno deragliare ma piuttosto sve<strong>la</strong>re<br />

63<br />

l’abiezione e <strong>la</strong> pochezza dei vari personaggi. In<br />

questo modo <strong>la</strong> tragedia non nasce dal susseguirsi<br />

degli eventi, coinvolgendo lo spettatore in un meccanismo<br />

narrativo incalzante, ma piuttosto dal<strong>la</strong><br />

scoperta dell’inumanità dei vari personaggi, delle<br />

loro debolezze e piccolezze. Invece di farci appassionare<br />

ai ‘sassolini’ che dovrebbero bloccare gli<br />

ingranaggi ben oliati di una rapina, il film (e una<br />

sceneggiatura costruita così) ci aprono gli occhi sul<br />

<strong>la</strong>to oscuro delle persone che incrociamo tutti i giorni,<br />

capaci di tradire il fratello con sua moglie (lo fa<br />

Hank con Gina tutti i giovedì) o di falsificare <strong>la</strong> contabilità<br />

dell’ufficio per pagarsi periodiche iniezioni<br />

di eroina (lo fa Andy). E che non si tratti solo di<br />

‘luoghi comuni’ sul Male ma di qualche cosa di più<br />

squallido e insieme ordinario lo rive<strong>la</strong>no piccole<br />

preziosità dei dialoghi, come il bisogno che ha Hank<br />

di nobilitare <strong>la</strong> sua re<strong>la</strong>zione con giustificazioni<br />

romantiche (mentre Gina ha ben presente che tutto<br />

si basa sull’attrazione sessuale) o come le confessioni<br />

esistenziali che Andy snoccio<strong>la</strong> ogni volta che<br />

si fa bucare dal suo raffinato spacciatore (che con<br />

inevitabile cinismo gli consiglia di rivolgersi a uno<br />

psicoanalista). In questo modo <strong>la</strong> tragedia del sangue<br />

(che naturalmente non si limiterà a quello versato<br />

in gioielleria) diventa <strong>la</strong> tragedia del<strong>la</strong> mediocrità<br />

imperante, dove <strong>la</strong> vita perde ogni significato<br />

perché non ne hanno più parole come morale o<br />

amore filiale o rispetto altrui. E se “Non è un paese<br />

per vecchi” dei fratelli Coen si limitava, in qualche<br />

modo a prendere atto dell’irruzione del<strong>la</strong> violenza<br />

nel<strong>la</strong> vita di tutti i giorni, il film di Lumet ci dice che<br />

quel<strong>la</strong> violenza non viene dall’esterno, ma è <strong>la</strong> conseguenza<br />

inevitabile di un mondo dove il miraggio<br />

di pochi soldi (il guadagno del<strong>la</strong> rapina avrebbe<br />

dovuto essere di 60 mi<strong>la</strong> dol<strong>la</strong>ri, da dividere in <strong>due</strong>)<br />

ha cancel<strong>la</strong>to ogni altra forma di valore. Lasciando<br />

campo libero solo all’odio e al<strong>la</strong> ferocia, come ci<br />

ricorda l’ultima indimenticabile, agghiacciante<br />

scena tra padre e figlio.<br />

La Stampa - Lietta Tornabuoni - 07/03/<strong>2008</strong><br />

Fatto di cronaca attuale, tragedia elisabettiana,<br />

melodramma: <strong>due</strong> fratelli rapinano per soldi <strong>la</strong><br />

gioielleria dei genitori, provocano per incidente <strong>la</strong><br />

morte del<strong>la</strong> madre, uccidono per paura alcuni testimoni<br />

e/o ricattatori, uno scappa chissà dove, l’altro<br />

viene ammazzato dal padre. “Onora il padre e <strong>la</strong><br />

madre”, 45° film di Sidney Lumet ottantatreenne, è<br />

un thriller newyorchese veloce, ricco di energia, di<br />

empietà famigliare, dei guai di un’America usa a<br />

vivere indebitandosi. Ben fatto, appassionante, e<br />

con qualcosa di più rispetto ai grandi e rabbiosi passati<br />

film del regista (“La paro<strong>la</strong> ai giurati”, “L’uomo

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!