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Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

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egista sa il suo mestiere. Il dubbio, a questo punto, è<br />

se <strong>la</strong> storia e il ritmo reggeranno fino al<strong>la</strong> fine.<br />

Reggono benissimo. Il giovanotto - Valerio<br />

Mastandrea anche più bravo del solito - infi<strong>la</strong> un paio<br />

di magliette nel<strong>la</strong> custodia del<strong>la</strong> chitarra e da Roma<br />

risale verso Rimini, a casa dei genitori, che hanno<br />

una fabbrica di ciliegie sotto spirito. Menzione speciale<br />

anche alle amarene, che da sole rappresentano<br />

un mondo piccolo in via di estinzione. E all’air guitar,<br />

e salto dal balcone con atterraggio sul cane di<br />

casa, alle <strong>la</strong>pidi del cimitero illuminate con l’accendino,<br />

e alle parole sante: ‘Mamma, ma non stavamo<br />

meglio quando ci dicevamo le bugie?’.<br />

L’Eco di Bergamo - Franco Colombo - 05/04/<strong>2008</strong><br />

‘Giovani, si fa per dire/ eterni innamorati del<strong>la</strong> vita/<br />

col gusto di chi sfida il tempo e vive al<strong>la</strong> giornata/<br />

giovani un po’ speciali che non sanno ancora cosa<br />

fare/ ma <strong>sono</strong> sempre e comunque in attesa di un<br />

grande avvenire…’ Così cantava una quindicina<br />

d’anni fa l’indimenticabile Giorgio Gaber (‘E pensare<br />

che c’era il pensiero’). Di lì a poco usciva il “Jack<br />

Frusciante” di Brizzi e, un po’ più in là, “L’ultimo<br />

bacio” di Muccino.<br />

Giovani allo specchio, deformante ma non troppo,<br />

fino al più spiazzante, di oggi, “Tutta <strong>la</strong> vita davanti”.<br />

Sul medesimo filo, per fortuna non da call center, ma<br />

con i giovani e <strong>la</strong> famiglia protagonisti, scentrati gli<br />

uni e l’altra, corre questo “Non pensarci”, quarto<br />

film, dal 1995 a oggi, del modenese Gianni Zanasi,<br />

dopo “Nel<strong>la</strong> mischia”, “A domani”, “Fuori di me”,<br />

tutti più o meno sul medesimo tema di adolescenti<br />

(prima) e di giovani (poi) turbati e inquieti. È un regista<br />

di 43 anni che già qualcuno, al suo apparire, accostò<br />

al Truffaut dei “Quattrocento colpi”, a un Pasolini<br />

più lieve, mitigato dal sorriso del De Sica neorealista.<br />

Confermiamo e aspettiamo Zanasi con un altro film,<br />

a tempi più ravvicinati, perché il nostro cinema ha un<br />

handicap, rispetto per esempio a quello francese, non<br />

sa capire e valorizzare i registi di talento, e Zanasi è<br />

uno di questi.<br />

“Non pensarci”, titolo già allusivo di per sé, vede in<br />

campo tre fratelli, dentro a una famiglia piuttosto<br />

fuori di testa, più dal di dentro che dal di fuori. Tema<br />

non secondario dei ‘giovani non tanto giovani’ è che<br />

spesso <strong>sono</strong> cresciuti con genitori presenti-assenti,<br />

pronti a rimboccare le coperte ma in tutt’altre faccende<br />

affaccendati. A rendersi conto del ma<strong>la</strong>ndare di<br />

famiglia, che serpeggia magari contro <strong>la</strong> volontà di<br />

tutti, è Stefano, il maggiore (Valerio Mastandrea, il<br />

più intenso e interessante attore del nostro cinema)<br />

che, dall’estraniante Roma, dove sta tentando (vanamente)<br />

di fare il musicista rock, torna nel<strong>la</strong> casa<br />

natia, sotto il sole del<strong>la</strong> sabbiosa Rimini. Lì trova il<br />

52<br />

fratellone Alberto (l’ottimo e rubicondo Giuseppe<br />

Battiston) che, incapace, sta mandando in malora l’azienda<br />

di famiglia che imbottiglia ciliegie sotto spirito,<br />

e <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> Miche<strong>la</strong> (<strong>la</strong> ben disinvolta Anita<br />

Caprioli), <strong>la</strong> quale ha abbandonato gli studi per <strong>la</strong>vorare<br />

in un delfinario. Se si aggiunge che <strong>la</strong> madre e il<br />

padre hanno più <strong>la</strong> testa fra le nuvole che i piedi per<br />

terra, risulta che, oltre quello economico, è prossimo<br />

il tracollo esistenziale.<br />

Forse <strong>la</strong> soluzione è quel<strong>la</strong> di “Non pensarci “, come<br />

il titolo del film suggerisce, anche perché, come<br />

sostiene in fondo il vecchio padre, ‘il tempo finisce<br />

col sistemare tutto’. Le durezze del<strong>la</strong> vita ci <strong>sono</strong>, ma<br />

il film di Zanasi non è lontamente paragonabile, per<br />

esempio, all’americano “Onora il padre e <strong>la</strong> madre”.<br />

Circo<strong>la</strong> nelle immagini, avvalorato da un vivace<br />

commento musicale, un atteggiamento dopotutto<br />

sereno e un po’ scherzoso. <strong>Per</strong> questo abbiamo citato<br />

Gaber, ma Zanasi sembra anche ben consapevole,<br />

come i suoi balzani personaggi, che <strong>la</strong> vita, per ricorrere<br />

a un famoso verso carducciano, ‘è l’ombra d’un<br />

sogno fuggente’.<br />

Il Giornale di Sicilia - Gregorio Napoli -<br />

06/04/<strong>2008</strong><br />

La carriera del rockettaro è insidiata dal tradimento<br />

del<strong>la</strong> donna? E nel natio paesello l’industria conserviera<br />

del padre rischia il fallimento per l’imperizia<br />

del fratello Alberto? Un giovane deputato non riesce<br />

a trovare le risorse finanziarie per evitare <strong>la</strong> chiusura<br />

del<strong>la</strong> baracca e <strong>la</strong> vendita del<strong>la</strong> casa? Meglio non<br />

pensarci; e così Gianni Zanasi costruisce un saporito<br />

ritratto del<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> borghesia italiana, dove i disinganni<br />

sentimentali, il successo effimero, le difficoltà<br />

del<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> impresa si sommano all’itterizia caratteriale<br />

di Stefano Nardini, che abbandona Roma, i<br />

palcoscenici, e <strong>la</strong> gloria di una band fracassona, per<br />

conso<strong>la</strong>re i genitori, rimettere in riga <strong>la</strong> famiglia, far<br />

divertire i nipotini. Zanasi (Vigno<strong>la</strong>, Modena, 1965)<br />

potrebbe essere definito un avanguardista, se non<br />

apparisse, invece, il dominatore assoluto degli strumenti<br />

espressivi e degli attori a lui affidati. Fra i<br />

‘Notturni’ di Chopin, il verdiano brindisi del<strong>la</strong><br />

Traviata e gli accordi rumorosi di un pentagramma<br />

che lui sembra voler esecrare (e noi facciamo altrettanto),<br />

il fervido cineasta sintetizza parecchi argomenti:<br />

i guasti del neocapitalismo che alimenta le<br />

globalizzazioni e trascura le iniziative locali; l’illusione<br />

dei paradisi sciamanici; l’impotenza dei politici<br />

insigniti di b<strong>la</strong>sone elettorale ma insignificanti nel<br />

gioco del Potere. ll tutto, in allegra altalena sul<strong>la</strong> giostra<br />

dell’ironia, con un taglio secco e preciso ogni<br />

qual volta il <strong>la</strong>zzo sta per prendere il sopravvento.<br />

Nel<strong>la</strong> gustosa gara si alternano gli straordinari

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