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Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

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E i riferimenti potrebbero continuare, per una sorta di<br />

giustapposizione consecutiva che conduce fino ad una<br />

conclusione metafisica e quasi stroheimiana. Eppure,<br />

questo continuo gioco di riferimenti appare estremamente<br />

funzionale in un racconto che, tramite sottrazione delle<br />

informazione decisive e artificiosa caratterizzazione dei<br />

personaggi, ambisce a scardinare le certezze fatte acquisire<br />

al suo pubblico: ad un Liam Neeson crudele e spietato,<br />

ossessionato egoisticamente dal<strong>la</strong> vendetta, si contrappone<br />

un Pierce Brosnan passivo ed eroico, che si<br />

limita a fuggire e a difendersi con grande ingegno, arrivando<br />

anche a nascondersi all’interno del ventre sviscerato<br />

del suo cavallo. Ad un’identificazione spettatoriale<br />

perlomeno veico<strong>la</strong>ta, si contrappone il successivo capovolgimento<br />

delle evidenze assimi<strong>la</strong>te fino a quel momento,<br />

in virtù del f<strong>la</strong>shback che rive<strong>la</strong> come Brosnan, ufficiale<br />

nordista, sia stata <strong>la</strong> causa (seppur preterintenzionale)<br />

del<strong>la</strong> morte del<strong>la</strong> moglie e dei <strong>due</strong> figli (uno in fasce)<br />

di Neeson, soldato sudista, durante <strong>la</strong> Guerra Civile.<br />

Come già insegnava I’Out<strong>la</strong>w Josey Wales, secondo i<br />

dettami del genere si tratta di una vendetta legittima, e<br />

quindi di una spietatezza pienamente giustificata che fa<br />

vacil<strong>la</strong>re l’equilibrio assunto fino a quel momento da<br />

parte del pubblico.<br />

Paralle<strong>la</strong>mente, muta anche il modo di intendere il paesaggio<br />

all’interno delle inquadrature che lo restituiscono nel<br />

suo vario splendore: da tessuto su cui si inscrivono i segni<br />

del passaggio di Brosnan (con lo spettatore che a causa del<br />

criterio di identificazione si sente braccato dal<strong>la</strong> precisa<br />

lettura dell’ambiente operata da Liam Neeson), si giunge<br />

ad un’estensione che ha il compito di dimensionare l’inadeguatezza<br />

dell’individuo nei confronti dell’ipotesi di fuga<br />

e <strong>la</strong> sua velleità di riuscita in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> trascendenza<br />

spaziale, immagine del<strong>la</strong> giustizia che risana le colpe e<br />

salda le fratture esistenti. Ma anche <strong>la</strong> colpa, in “Caccia<br />

spietata”, è concetto accidentale, perché è <strong>la</strong> crudele contingenza<br />

del<strong>la</strong> guerra che genera i mostri e i successivi fantasmi<br />

dell’ossessione: il nul<strong>la</strong> desertico in cui i <strong>due</strong> si<br />

incontrano per <strong>la</strong> definitiva resa dei conti tacita <strong>la</strong> brama di<br />

vendetta e l’eventuale sopraffazione dell’altro, le <strong>due</strong> figure<br />

si avviano mestamente su strade divergenti e dissolvono,<br />

fagocitate dai loro errori, eclissandosi per sempre, consapevoli<br />

di essere ormai entità fuori dal tempo. Il tempo del<strong>la</strong><br />

Guerra. Ma anche il tempo dell’intero genere Western.<br />

40<br />

The Guardian - Peter Bradshaw - 09/05/<strong>2008</strong><br />

Il regista e sceneggiatore David Von Ancken fa un eccellente<br />

debutto con un western brutale e appassionante,<br />

ambientato immediatamente dopo <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra di<br />

secessione. Il film ha un fascino d’altri tempi: Pierce<br />

Brosnan intepreta un cacciatore che evidentemente ha<br />

qualcosa sul<strong>la</strong> coscienza visto che Liam Neeson lo insegue<br />

dalle montagne alle grandi pianure, animato da un<br />

odio feroce. <strong>Per</strong> <strong>la</strong> maggior parte del film non ci viene<br />

sve<strong>la</strong>to il motivo del<strong>la</strong> contesa tra i <strong>due</strong> uomini. Ma <strong>la</strong><br />

loro sfida è sempre appassionante. Pierce Brosnan rega<strong>la</strong><br />

una delle sue migliori interpretazioni di sempre e i<br />

paesaggi c<strong>la</strong>ssici del western <strong>sono</strong> splendidamente fotografati<br />

dal <strong>due</strong> volte premio Oscar John Toll.<br />

Film TV - Andrea Giorgi<br />

È uscito in sordina senza manco i f<strong>la</strong>ni, in una manciata<br />

di sale in tutto, in ritardo (è del 2006), con un titolo<br />

da fondo di magazzino action anni ‘80, magari con<br />

Chuck Norris e tagliato di 20 minuti. Epperò è un film<br />

di quelli che <strong>la</strong>sciano il segno, un western duro e puro,<br />

sanguigno e sanguinante, appassionante come pochi.<br />

Comincia in montagna, d’inverno, prima del<strong>la</strong> conquista<br />

del West, subito dopo <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> Guerra civile. Le<br />

armi, nonostante tutto, non tacciono per niente, anche<br />

perché l’odio non è ancora seppellito sotto <strong>la</strong> coltre di<br />

neve. Due uomini (Brosnan e Neeson, entrambi guarda<br />

caso ir<strong>la</strong>ndesi), uno contro l’altro, uno scortato da un<br />

drappello, l’altro solo e ferito, si inseguono, si annusano,<br />

si sfidano: non per motivi politici ma per un fatto<br />

personale, accaduto in tempo di guerra a Seraphim<br />

Falls, da cui il titolo originale. Nessuno dimentica, difficile<br />

dire chi è buono e chi è cattivo. Non è tempo d’eroi.<br />

Resta <strong>la</strong> forza primordiale del<strong>la</strong> natura che non fa<br />

sconti, costringe ad arrivare all’essenza di se stessi<br />

anche per trovare <strong>la</strong> forza di scaldarsi le mani conge<strong>la</strong>te<br />

nelle budel<strong>la</strong> di un cadavere ancora caldo. Produce<br />

Mel Gibson, dirige un giovinastro che viene da<br />

“Californication, The Shield, CSI: NY”. Rapsodia del<strong>la</strong><br />

violenza, realistica, cannibalica, mai banale né gratuita.<br />

Finisce come un miraggio pacifista, contro tutte le guerre<br />

e le bombe intelligenti, a 50 gradi sotto il sole nel<br />

deserto dove tutto può succedere.

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