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Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

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ostante l’avanzare degli anni, le <strong>due</strong> amiche di Donna<br />

(Julie Walters e Christine Baranski, autoironiche su rughe<br />

e affini) trovano l’amore e <strong>la</strong> voglia di campare. Siccome<br />

a Ovest i vecchi non mancano, ecco una valida ragione per<br />

fornire loro una notevole dose di buonumore su base Pop<br />

anni Settanta.<br />

Il Manifesto - Antonello Catacchio - 10/10/<strong>2008</strong><br />

All’origine <strong>la</strong> musica degli Abba, il gruppo svedese che ha<br />

bril<strong>la</strong>to per pochi anni, ma ha <strong>la</strong>sciato un segno forte nel<br />

pop. Poi un musical che ha impazzato nei teatri. Proprio a<br />

Broadway Meryl Streep lo aveva visto, poco dopo l’11<br />

settembre, e le era sembrato uno spiraglio di ottimismo<br />

dopo <strong>la</strong> tragedia. Così aveva scritto al<strong>la</strong> regista Phyllida<br />

Loyd e all’autrice Catharine Johnson per congratu<strong>la</strong>rsi e<br />

offrire <strong>la</strong> sua ipotetica disponibilità cinematografica. Un<br />

gesto di cortesia diventato oggi realtà. <strong>Per</strong>ché quando l’idea<br />

di portare su grande schermo si fece <strong>la</strong>rgo fu proprio<br />

Meryl a essere chiamata per il ruolo di Donna. La protagonista<br />

che gestisce un alberghetto su un’iso<strong>la</strong> greca, che<br />

ha allevato da single <strong>la</strong> figlia, ormai ventenne e prossima<br />

al matrimonio. E proprio <strong>la</strong> ragazza ha scovato il diario di<br />

mamma e invitato, di nascosto da tutti, i tre uomini, di cui<br />

uno è suo padre.<br />

Dicevamo del<strong>la</strong> Streep, già abituata al canto, e che con<br />

Altman si era esibita in Radio America, qui anche ballerina<br />

e il suo nome è stato il vo<strong>la</strong>no per coinvolgere Pierce<br />

Brosnan, Colin Firth e Stel<strong>la</strong>n Skarsgard (i possibili padri)<br />

oltre a Christine Baranski e Julie Walters (amiche di<br />

Donna), mentre i <strong>due</strong> giovani futuri sposi <strong>sono</strong> interpretati<br />

da Amanda Seyfried e Dominic Cooper. Tutti impegnati<br />

a gorgheggiare, non sempre in modo straordinario. Così<br />

sulle note di Mamma mia!, che dà anche il titolo, e quelle<br />

di Dancing Queen (<strong>la</strong> sequenza più riuscita del film), più<br />

altri titoli degli Abba, muove i suoi garbatissimi passi l’intera<br />

vicenda che pone le donne in magnifica evidenza a<br />

fronte di presenze maschili a metà tra l’attonito e l’inadeguato.<br />

Un divertissement che riesce a coniugare <strong>la</strong> disco<br />

music e il gusto contemporaneo per il revival. Compaiono<br />

anche Benny Andersson e Bjorn Ulvaeus, <strong>la</strong> coppia<br />

maschile degli Abba, le <strong>due</strong> «signore» (al tempo anche<br />

consorti) erano Anni-Frid Lyngstad e Agnetha Faltskog.<br />

Il Corriere del<strong>la</strong> Sera - Tullio Kezich - 03/10/08<br />

“Mamma mia!” si potrebbe anche intito<strong>la</strong>re ‘Lettera a tre<br />

padri’. La spedisce da Kalokairi, un’ immaginaria iso<strong>la</strong><br />

dell’Egeo, <strong>la</strong> promessa sposina Sophie nel<strong>la</strong> prospettiva<br />

dell’imminente matrimonio con l’amato Sky. Avendo<br />

sempre vissuto con sua madre Donna, proprietaria di un<br />

fatiscente alberghetto, <strong>la</strong> ragazza ne ha ritrovato un vec-<br />

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chio diario da cui ha scoperto che suo padre potrebbe<br />

essere Sam, Harry o Bill. Che c’è di meglio se non invitarli<br />

segretamente e separatamente alle nozze, un’occasione<br />

unica per accertare finalmente chi in questo terzetto<br />

di amanti d’epoca ha il diritto divenir chiamato papà?<br />

La bol<strong>la</strong> di sapone che il cinema gonfia sull’evanescente<br />

pretesto viene da lontano. Nasce infatti da una col<strong>la</strong>na di<br />

canzoni degli Abba, un quartetto vocale che si affermò<br />

negli anni ‘70, cucite insieme e applicate a una trametta<br />

per farne un musical trionfante nel 1999 a Londra, <strong>due</strong><br />

anni dopo a New York e in seguito (se <strong>la</strong> cifra è esatta)<br />

in 170 teatri del mondo (esclusa l’Italia). Vedere per credere,<br />

su YouTube, gli estratti di certi allestimenti giapponesi,<br />

coreani o altri, tutti simili e tutti diversi e apparentemente<br />

tutti graditi ai rispettivi pubblici. Proprio<br />

come il film che ora ne ha tratto l’abile regista dell’allestimento<br />

originario, Phyllide Lloyd. Quel<strong>la</strong> che si svolge<br />

sullo schermo è una ‘festa mobile’ (per dir<strong>la</strong> con<br />

Hemingway) che trascorre dall’hotel in collina al<strong>la</strong><br />

spiaggia, dal mare aperto al<strong>la</strong> chiesetta alta sugli scogli<br />

da raggiungere al seguito del<strong>la</strong> sposa viaggiante a dorso<br />

di mulo. Chi si commuove ai matrimoni, si prepari a tirar<br />

fuori il fazzoletto per gli annunciati sponsali, che peraltro<br />

riservano una buffa sorpresa (o <strong>due</strong>?). Nel film,<br />

ambientato senza badare a spese in varie isole a comporre<br />

il quadro di una so<strong>la</strong> località da sogno, si canta e si<br />

bal<strong>la</strong> continuamente all’ insegna del ‘chi vuol esser lieto<br />

sia’. La pirotecnica e prolungata esplosione di gioia non<br />

esclude, peraltro, qualche intermezzo assorto, qualche<br />

punta di malinconia e (come si è detto) qualche <strong>la</strong>crimuccia.<br />

Il perfetto amalgama per mandare a casa <strong>la</strong><br />

gente soddisfatta. Ma <strong>la</strong> carta vincente è Meryl Streep:<br />

nel<strong>la</strong> parte di Donna fa di tutto per rassicurare le signore<br />

di mezza età che <strong>la</strong> vita comincia a (quasi) 60 anni.<br />

Considerata a ragione <strong>la</strong> grande tragica di Hollywood<br />

intona con grazia le canzoni, affronta con estro miracolosamente<br />

acrobatico i numeri musicali e domina dall’alto<br />

del suo carisma l’affol<strong>la</strong>to cast che pur conta nomi di<br />

grido quali Pierce Brosnan, Colin Firth e Stel<strong>la</strong>n<br />

Skarsgard, oltre al<strong>la</strong> giovane Amanda Seyfried e al<strong>la</strong> stagionata<br />

Julie Walters (ma l’elenco dei menzionabili<br />

potrebbe allungarsi). Tutti obbligati a cantare dal vivo,<br />

senza doppiatori, per ottenere un risultato magari non<br />

ineccepibile anche dal punto di vista del ballo, ma insolito<br />

e fresco. Gira e rigira, però, si torna sempre al<strong>la</strong> scatenata<br />

e irresistibile Meryl. Verrebbe da constatare che<br />

né Greta, né Marlene, né Marilyn hanno osato tanto; e <strong>la</strong><br />

mattatrice si riserva una botta segreta da par suo. Ovvero<br />

si concede l’estremo lusso, nel colmo del<strong>la</strong> carneva<strong>la</strong>ta<br />

mediterranea, di trasmettere qualche emozione sincera.

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