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Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

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Famiglia Cristiana - Enzo Natta - 09/03/<strong>2008</strong><br />

Charlie Wilson del titolo è un personaggio realmente esistito:<br />

senatore del Texas, p<strong>la</strong>y-boy amante del<strong>la</strong> bel<strong>la</strong><br />

vita, eroe con molte macchie, che a tanti vizi unisce però<br />

anche qualche virtù. Siamo ai tempi dell’invasione<br />

sovietica in Afghanistan. Convinto da un’amica e sostenitrice,<br />

il senatore si reca a visitare un campo profughi in<br />

Pakistan. Le drammatiche condizioni di vita di quei rifugiati,<br />

in fuga dalle rappresaglie dell’Armata rossa, lo<br />

spingono a prodigarsi perché il sostegno del Congresso<br />

al<strong>la</strong> resistenza afghana passi da 5 milioni a un miliardi di<br />

dol<strong>la</strong>ri.<br />

Con quel<strong>la</strong> cifra, i mujaheddin sostituiscono arrugginiti<br />

fucili del<strong>la</strong> Prima guerra mondiale con moderni missili<br />

terra-aria a testata termica, e le sorti del<strong>la</strong> resistenza antisovietíca<br />

si capovolgono: a far da piccione tocca ora agli<br />

elicotteri blindati dell’Armata rossa, costretta ad abbandonare<br />

l’Afghanistan. Si apre una crepa che pochi anni<br />

dopo farà crol<strong>la</strong>re il muro di Berlino. Ma per <strong>la</strong> Casa<br />

Bianca quel<strong>la</strong> vittoria si trasformerà presto in una sconfitta.<br />

Nonostante il senatore Wilson si sforzi di convincere<br />

il Congresso che dopo le armi ci vogliono le scuole,<br />

nessuno gli darà ascolto. A dare un’istruzione di massa a<br />

una popo<strong>la</strong>zione analfabeta ci penseranno i talebani con<br />

le scuole coraniche. Con i noti risultati.<br />

Lo sceneggiatore Aaron Sorkin ha fatto di un’inchiesta<br />

giornalistica una commedia cinica e amara, punteggiata<br />

da venature ironiche. Il resto lo si deve al<strong>la</strong> solida regia<br />

di Mike Nichols e al<strong>la</strong> verve di tre Oscar come Tom<br />

Hanks, Julia Roberts e Philip Seymour Hoffman.<br />

Il Corriere del<strong>la</strong> Sera - Tullio Kezich - 08/02/<strong>2008</strong><br />

In “La guerra di Charlie Wilson” c’è un minuto di cinema<br />

che vale tutto il film. Sta proprio all’inizio, prima<br />

dei titoli, quando sullo schermo appare il deserto in una<br />

notte di luna, con un musulmano inginocchiato che<br />

rivolge al cielo <strong>la</strong> sua preghiera, ma poi si alza e voltandosi<br />

verso di noi brandisce il <strong>la</strong>nciamissili e spara<br />

dritto al<strong>la</strong> macchina da presa. Difficile immaginare una<br />

sintesi più efficace del<strong>la</strong> minaccia incombente in questo<br />

nevrotico inizio del XXI secolo, quando l’occidentale si<br />

scopre impotente davanti all’asiatico che, illuso di servire<br />

il suo Dio, prega e uccide. Peccato che nell’adattare<br />

il libro di George Crile su ciò che veramente accadde<br />

in Afghanistan negli anni ‘80 il regista Mike Nichols<br />

e il suo sceneggiatore Aaron Sorkin non siano rimasti<br />

fedeli all’icastica semplicità dell’incipit. Il cinema<br />

moderno si ritiene più acculturato e sottile del cinema<br />

d’epoca e infatti oggi nessuno oserebbe più firmare<br />

certe rozze contraffazioni del<strong>la</strong> storia come i film hollywoodiani<br />

sul<strong>la</strong> Rivoluzione francese o sul<strong>la</strong> Civil War,<br />

in genere ispirati al rimpianto per Maria Antonietta o <strong>la</strong><br />

Confederazione schiavista. Qui non si tratta però di discutere<br />

il carattere reazionario di certi messaggi, piuttosto<br />

di sottolinearne il taglio deciso, eloquente e superpopo<strong>la</strong>re.<br />

<strong>Per</strong> appassionarsi a quelle rievocazioni (pensate<br />

a “Via col vento”) non servivano partico<strong>la</strong>ri riferimenti<br />

culturali, le trame par<strong>la</strong>vano da sole. Nel<strong>la</strong> sua<br />

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sapiente rozzezza era un cinema al<strong>la</strong> portata di tutti,<br />

mentre per capire fino in fondo “Charlie Wilson” ci vorrebbe<br />

un politologo. Lo sfondo è quello di un conflitto<br />

semidimenticato, quello degli sparuti gruppi del<strong>la</strong> resistenza<br />

afghana contro l’orda militare sovietica che invase<br />

e devastò il paese dal ‘79. Il deputato texano Charlie<br />

Wilson, tutto whisky donne e coca, è allertato dal<strong>la</strong><br />

ricca damazza Joanne Herring, che in qualità di console<br />

onorario del Pakistan lo fa invitare a Is<strong>la</strong>mabad. Di<br />

punto in bianco (e qui l’interprete, Tom Hanks, è davvero<br />

toccante quando di fronte al deso<strong>la</strong>nte spettacolo<br />

di un campo profughi gli occhi gli si riempiono di <strong>la</strong>crime)<br />

il politico si rende conto dell’odissea di un intero<br />

popolo allo sbando, bersagliato dagli elicotteri russi e<br />

senza difesa. Urge aumentare il contributo segreto degli<br />

Usa ai mujaheddin per dotarli di armamenti adeguati; e<br />

Charlie porta in fondo <strong>la</strong> complessa operazione c<strong>la</strong>ndestina<br />

appoggiandosi alle furberie di Gus Avrakotos, un<br />

agente del<strong>la</strong> Cia che riesce a coinvolgere nell’inghippo<br />

il dittatore pakistano Zia e i vertici di Israele. Nel film i<br />

protagonisti Wilson, Herring e Avrakotos <strong>sono</strong> incarnati,<br />

mantenendo i nomi e cognomi veri, da Hanks, Julia<br />

Roberts e Philip Seymour Hoffman. Questi tre ce <strong>la</strong><br />

mettono tutta per sbrogliarsi attraverso dialoghi verbosissimi<br />

e <strong>la</strong>nciati a doppia velocità. Purtroppo i rapporti<br />

interpersonali non emergono abbastanza; e se <strong>la</strong><br />

Roberts si ritrova fra le mani una mezza tinca anche<br />

all’eclettico Hoffman il copione non fornisce le occasioni<br />

che ha Hanks puttaniere redento. “La guerra di<br />

Charlie Wilson” sve<strong>la</strong> di che torbidi intrighi, magari a<br />

fin di bene, si nutrono le svolte del<strong>la</strong> storia, non di rado<br />

legate a iniziative di cui nul<strong>la</strong> emerge ufficialmente.<br />

Dopo il trattato di pace sottoscritto nell’87 a Ginevra<br />

dall’Urss, gli americani non si occuparono più<br />

dell’Afghanistan; e Wilson, pur essendo riuscito a farsi<br />

dare miliardi per bombe e cannoni, non ce <strong>la</strong> fece a<br />

strappare un modesto contributo onde aprire qualche<br />

scuo<strong>la</strong> nel paese devastato. Il risultato è l’odierna situazione<br />

senza sbocchi, con gli Usa nel mirino dei talebani<br />

da loro stessi armati. Ahimè, chi conduce ormai il<br />

gioco è il musulmano del prologo, quello che ci spara<br />

addosso.<br />

Il Giornale - Maurizio Cabona - 08/02/<strong>2008</strong><br />

Alle origini di Al Qaeda potrebbe essere il sottotitolo de<br />

“La guerra di Charlie Wilson” di Mike Nichols, storia<br />

del reale rappresentante texano (Tom Hanks) al<br />

Congresso di Washington che riuscì a far moltiplicare gli<br />

stanziamenti segreti degli Stati Uniti per le bande armate<br />

is<strong>la</strong>miche in Afghanistan fra il 1980 e il 1989, dotandole<br />

in partico<strong>la</strong>re dei missili Sting, usati contro gli elicotteri<br />

sovietici.<br />

Alcuni di quegli Sting <strong>sono</strong> ancora sul mercato delle<br />

armi e oggi abbattono, in Irak, elicotteri statunitensi,<br />

quando qualcuno può acquistarli con i proventi dei<br />

sequestri di stranieri... Quasi ottantenne, Nichols ritrova<br />

il brio di “Comma 22”, girando un film di quelli che<br />

erano normali negli anni Settanta, quando non era strano

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