07.06.2013 Views

Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

l’estate: tanto quel<strong>la</strong> felice del<strong>la</strong> vittoria di Pelé, Tostão e<br />

degli altri in maglia verdeoro, quanto quel<strong>la</strong> tragica del<strong>la</strong><br />

persecuzione contro gli oppositori del regime. E oppositori<br />

- comunisti, secondo <strong>la</strong> definizione sbrigativa che piace<br />

ai ‘moderati’, in quel<strong>la</strong> lontana estate brasiliana - <strong>sono</strong> Bia<br />

(Simone Spo<strong>la</strong>dore) e Daniel (Eduardo Moreira), <strong>la</strong> madre<br />

e il padre del piccolo protagonista. Costretti al<strong>la</strong> fuga, con<br />

il figlio i <strong>due</strong> fingono di partire per una lunga vacanza. Lui<br />

invece andrà dal nonno paterno (Paulo Autran), un ebreo<br />

po<strong>la</strong>cco che vive a San Paolo. Così gli dicono. E il padre<br />

aggiunge una promessa, che è poi solo una bugia imposta<br />

dall’amore: torneranno a prenderlo presto, in tempo per<br />

seguire con lui in tivù i mondiali messicani. D’altra<br />

parte,appena arrivato a casa del nonno, Mauro scopre di<br />

essere solo: l’uomo è morto all’improvviso, e tutto quello<br />

che ne resta è il suo appartamento, chiuso a chiave.<br />

Ci <strong>sono</strong> <strong>due</strong> diversi livelli narrativi, in “L’anno in cui i<br />

miei genitori andarono in vacanza”. Il primo, storico e<br />

politico, è il più drammatico, ma è anche il più sottinteso,<br />

e quasi taciuto. Il secondo, quotidiano e spesso dolce, è<br />

attento non solo ai timori di Mauro, ma anche al<strong>la</strong> sua<br />

voglia di vita e alle sue curiosità di preadolescente.<br />

Attorno a lui c’è poi l’umanità di un intero caseggiato, e<br />

di un intero quartiere. In partico<strong>la</strong>re, c’è l’attenzione brusca<br />

e tenera insieme di Shlomo (Germano Haiut), un vecchio<br />

signore silenzioso che vive nell’appartamento vicino<br />

a quello del nonno.<br />

Chi si deve occupare di Mauro? È Shlomo che lo ha ‘scoperto’,<br />

solo e abbandonato di fianco al<strong>la</strong> sua porta.<br />

Dunque, così gli dice un rabbino molto saggio e molto<br />

deciso, è un po’ come se si trattasse di un nuovo ‘piccolo<br />

Mosè’ salvato dalle acque. Proprio a lui, a Shlomo, tocca<br />

prendersene cura, come toccò al<strong>la</strong> figlia del faraone prendersi<br />

cura dell’altro Mosè, quello antico. Poco importa che<br />

si tratti di un goi, di un non ebreo (come Shlomo scopre,<br />

con orrore, quando lo vede fare pipì in un vaso di fiori: e<br />

l’orrore non è per l’uso indebito del vaso di fiori). Con<br />

dolcezza e con tenerezza, ma sempre in modo ‘trattenuto’,<br />

Hamburger racconta dapprima le incomprensioni e gli<br />

scontri fra i <strong>due</strong>, fra il ragazzino e il vecchio, quello spaventato<br />

per l’abbandono e questo spaventato del suo stesso<br />

spavento. Ma poi, lentamente, minimo gesto dopo<br />

minimo gesto, Shlomo impara ad amare il suo piccolo<br />

Mosè incirconciso.<br />

Intanto, Mauro esplora e conosce il quartiere, e i suoi abitanti:<br />

<strong>la</strong> comunità ebraica che lo copre di attenzioni e lo<br />

riempie di cibo (oltre che di misteriosi discorsi in yiddish),<br />

86<br />

<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> e svelta Hanna, e anche Irene, <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> cameriera<br />

del bar dove gli uomini si trovano per par<strong>la</strong>r del mondiale<br />

(e per darle un’occhiata). <strong>Per</strong> un po’, <strong>la</strong> storia e <strong>la</strong><br />

politica si perdono sullo sfondo, e il film sembra interessato<br />

solo al<strong>la</strong> memoria di una dolce estate lontana: le cerimonie<br />

in sinagoga, le sfide calcistiche fra italiani ed ebrei,<br />

i giochi in strada dei ragazzini (e anche quello, poco usuale,<br />

di starsene dietro lo spogliatoio di una sartoria con<br />

l’occhio a un buco, ma solo dopo aver pagato il ‘biglietto’<br />

a Hanna, che è <strong>la</strong> figlia del<strong>la</strong> sarta). Al<strong>la</strong> fine, attesi e<br />

sognati, arrivano i mondiali. Del<strong>la</strong> dittatura e del<strong>la</strong> sua<br />

violenza si direbbe che niente sia rimasto, a parte qualche<br />

scritta di protesta sul muro, o al peggio una carica di<br />

cavalleria contro degli studenti. <strong>Per</strong> il resto, tutti stanno<br />

davanti ai televisori. Moderati e comunisti, ebrei e italiani,<br />

vecchi e ragazzini, i brasiliani <strong>sono</strong> in festa. E però,<br />

proprio quando <strong>la</strong> nazionale trionfa a Città del Messico,<br />

Mauro rivede <strong>la</strong> madre: distesa su un letto, in casa del<br />

nonno, ha gli occhi pesti e vuoti. Bia è tornata dalle<br />

‘vacanze’, ma senza Daniel. E il ragazzino scopre che<br />

sul<strong>la</strong> sua vita e sul<strong>la</strong> sua memoria peseranno altre domande,<br />

oltre a quel<strong>la</strong> circa Pelé e Tostão.<br />

La Stampa - Alessandra Levantesi - 06/06/<strong>2008</strong><br />

Sembra esserci qualcosa in comune fra il dodicenne protagonista<br />

di “L’anno in cui i miei genitori andarono in<br />

vacanza” e il regista brasiliano Cao Hamburger, come lui<br />

di origine mista ebraico-berlinese e italo-cattolica. Tanto<br />

da far pensare che questo delicato e doloroso romanzo di<br />

formazione, ambientato in un’estate di esilio dopo <strong>la</strong><br />

quale nul<strong>la</strong> sarà uguale a prima, abbia un’ispirazione<br />

autobiografica. Siamo nel giugno 1970 e il paese, pur da<br />

sei anni sotto il tallone di una repressiva dittatura militare<br />

destinata a durare fino all’85, è distratto da altro: forte<br />

di una squadra di campionissimi fra cui il mitico Pelé,<br />

tutti non pensano che a conquistare <strong>la</strong> coppa del mondo.<br />

Appassionato come ogni ragazzino di calcio, anche<br />

Mauro vivrebbe nell’euforica attesa del<strong>la</strong> vittoria, se non<br />

fosse per un senso di solitudine e un presentimento di tragedia<br />

incombente dopo che papà e mamma, militanti di<br />

sinistra perseguitati dal regime, <strong>sono</strong> stati costretti a<br />

<strong>la</strong>sciarlo a San Paulo diluendosi nel nul<strong>la</strong>. Un po’ troppo<br />

pasteggiato ma realizzato con finezza, il film ha soprattutto<br />

il pregio dì una felice ambientazione: multietnico e<br />

vivace, il quartiere ebraico del Bon Ritiro é un luogo vero<br />

su cui si riverbera <strong>la</strong> dolcezza nostalgica di un luogo del<strong>la</strong><br />

memoria.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!