Silvio Orlando, 54 anni, attore. È tra i nomi più noti attesi a Sarzana per l'edizione 2011 del Festival della Mente Silvio Orlando, 54, actor. Orlando is one of the most famous names expected at this year’s 2011 Festival of the Mind in Sarzana intervista blue interviews interviste 21
lue interview Un napoletano al cinema The Actor from Naples Silvio Orlando nasce nel 1957 a Napoli. Muove i primi passi nel teatro napoletano e in tv, attirando l’attenzione di Gabriele Salvatores, che gli offre una parte in Kamikazen - Ultima notte a Milano (1987). È l’alba di una carriera in perenne ascesa che lo vedrà lavorare in film cult come La scuola, Sud, Caos calmo e Il portaborse, e per i più importanti cineasti italiani, da Michele Placido a Carlo Mazzacurati, da Daniele Lucchetti a Paolo Virzì, fino a Nanni Moretti, di cui è interprete feticcio (in ben 5 pellicole, dalla Palombella rossa del 1989 al Caimano del 2006). L’anno della consacrazione è il 2008, quando riceve la Coppa Volpi come migliore interprete alla Mostra di Venezia, per il film Il papà di Giovanna di Pupi Avati. Silvio Orlando was born in 1957 in Naples. He took his first steps as an actor in Neapolitan theatre and television, where he caught the attention of Gabriele Salvatores, who offered him a part in Kamikazen – Last Night in Milan (1987). That was the start of a career in continually ascent, as he starred in cult films like La scuola, Sud, Caos calmo and Il portaborse, with the most famous of Italian directors like Michele Placido, Carlo Mazzacurati, Daniele Lucchetti, Paolo Virzì, and even Nanni Moretti, who used him in five different movies from the Palombella Rossa [Red Lob] in 1989 to Caimano [The Crocodile] in 2006. In 2008 he received the Volpi Cup for the best actor at the Venice Film Festival for the film, Il Papà di Giovanna [Giovanna’s Papa] by Pupi Avati. 22 Il mio primo impatto con “Il nipote di Rameau” è avvenuto nella prima giovinezza. Avevo vent’anni quando ho letto il libello e allora non disponevo di tutti gli strumenti per cogliere in profondità i problemi che poneva l’autore: la vendita delle idee, i condizionamenti del committente, l’integrità dell’intellettuale, temi che ho poi messo a fuoco meglio nel corso degli anni e che oggi hanno grande attualità. Diderot in questo dialogo contrappone l’intellettuale impegnato a quello che accetta di diventare servo, di adulare e blandire i potenti. Ma è in quest’ultimo, in Rameau, il quale dimostra l’ipocrisia di ogni forma di morale, che si riconosce Diderot. Come Flaubert si riconosceva in Madame Bovary. La satira di Diderot è della seconda metà del Settecento quando gli illuministi erano convinti che un altro mondo fosse possibile… Sì, filosofi e scrittori erano consapevoli che il pensiero tende a modificare il reale. Ma per dif- fondere le idee e incidere sulla realtà servono i soldi. Dunque c’è un prezzo da pagare. L’alternativa a questo è il velleitarismo della pura testimonianza, che significa condannarsi alla marginalità inefficace. Il parlare ai quattro gatti che condividono le tue idee. C’è una via di mezzo? E’ possibile corrispondere ai progetti del committente senza rinunciare alla libertà e alle proprie idee? Bisogna essere dei bravi funamboli. Il potente tende ad usare l’intellettuale come una foglia di fico. Sta all’intellettuale fare in modo d’essere non foglia di fico ma di ortica. Che almeno provochi prurito, che risulti fastidiosa in qualche nodo. Come sarà questa anteprima a Sarzana? Il progetto era quello di proporre la lettura di Rameau in una rassegna culturale e il Festival della Mente di Sarzana, dedicata alla creatività, con un pubblico attento e colto, mi è sembra- Tra i successi recenti di Silvio Orlando ci sono Il Caimano di Moretti e La passione di Mazzacurati. Nella pagina a fianco, l'attore napoletano in una scena di Ex insieme alla comica genovese Carla Signoris Among Silvio Orlando’s recent successes are Moretti’s Il Caimano and La passione di Mazzacurati. On the next page, the actor from Naples in a scene from Ex together with Carla Signoris of the Mind in Sarzana [the festival runs for three days, September 2 to 4]. His is an ethicalphilosophical dialogue, with Edoardo Erba, a satire on the intellectual who is integrated in the system. What gave you the idea of doing a theatrical production of “Rameau’s Nephew”? Perhaps because it presents analogies with our times? My first impact with “Rameau’s Nephew” was in my youth. I was twenty years old when I read the satire, but at the time I did not have all the instruments necessary to understand in depth the questions that the author was posing: the sale of ideas, the conditioning of the client, the integrity of the intellectual, themes that I was later better able to focus on, during the Photo Flickr/Homerus course of the years, and which today are very pertinent. Diderot in this dialogue sets the involved intellectual against he who has become a servant, an adulator, one who flatters the powerful. But in the latter, in Rameau, who shows hypocrisy in every moral form, Diderot sees himself. Just as Flaubert saw himself in Madame Bovary. Diderot’s satire dates to the second half of the 1700s, when the intellectuals of the Enlightenment believed that another world was possible… Yes, philosophers and writers were aware that thought tends to modify reality. But in order to spread their ideas and have an effect on reality, money is needed. Therefore there is a price to pay. The alternative to this is that the action of simply witnessing then mutates into wishful thinking. This implies being condemned to the margins, to inefficiency, to speaking to the few people who share your ideas. Is there a happy medium? Is it possible to meet the project expectations of the client without renouncing liberty and one’s own ideas? You must be a good sleep-walker. The powerful tend to use intellectuals like a fig leaf. It is up to
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