Makinglife n.4 2023
Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.
Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.
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14<br />
INNOVAZIONE E<br />
SOSTENIBILITÀ NEL SISTEMA<br />
AGROALIMENTARE<br />
UN’OCCASIONE DI CRESCITA<br />
E PARTENARIATO<br />
Gabriele Costantino<br />
Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco<br />
Università di Parma<br />
gabriele.costantino@unipr.it<br />
Le strategie di specializzazione intelligente<br />
che gli Stati e poi le Regioni e le comunità<br />
implementano nell’accompagnare il settennato<br />
di Horizon Europe presentano il termine<br />
“economia circolare” quale pilastro fondante.<br />
Economia circolare è un’espressione che<br />
definisce un modello di produzione e di<br />
sviluppo basato sull’idea che il ciclo di vita<br />
di un “prodotto” debba essere esteso rispetto<br />
all’uso per il quale il prodotto stesso è stato<br />
originariamente progettato e che i materiali<br />
di cui è composto siano reimmessi nel ciclo<br />
produttivo, con la duplice funzione di ridurre i<br />
rifiuti (che – ancor oggi – vengono largamente<br />
combusti, producendo anidride carbonica) e di<br />
aumentarne il valore.<br />
Se letta nella sua accezione più<br />
ampia, questa definizione suggerisce<br />
comportamenti collettivi, ad esempio<br />
il diritto alla riparazione degli oggetti<br />
e al dovere del riciclo dei rifiuti<br />
domestici o industriali. Ma nella<br />
sua implementazione più puntuale<br />
rappresenta un modello di sviluppo<br />
economico e industriale in cui la<br />
progettazione iniziale del prodotto<br />
deve comprendere la sua possibilità<br />
di riutilizzo o di trasformazione.<br />
I termini “riutilizzo” e<br />
“trasformazione” racchiudono un<br />
concetto importante, che possiamo<br />
semplificare come l’abilità a<br />
prevedere funzioni innovative e<br />
non scontate per le componenti del<br />
prodotto rispetto a quella originale e<br />
principale del prodotto che formano.<br />
Pensiamo a uno dei casi più semplici,<br />
la produzione di un prodotto<br />
alimentare primario. Supponiamo<br />
si desideri produrre dei “cuori di<br />
carciofo”. La progettazione del<br />
prodotto prevederà la scelta del<br />
terreno per la coltivazione della<br />
pianta, la cura durante la crescita,<br />
un meccanismo di raccolta e di<br />
preparazione efficiente dei “cuori”, un<br />
packaging economico e funzionale.<br />
Una volta finalizzato il prodotto,<br />
rimarrà una certa quantità di scarto<br />
in campo e nello stabilimento di<br />
produzione. Anzi, in termini di<br />
quantità di materia, lo scarto – nel<br />
caso scelto come esempio – sarà<br />
nettamente predominante rispetto<br />
al prodotto commercializzato.<br />
Se desideriamo implementare il<br />
concetto di economica circolare in<br />
questo esempio, occorre prevedere<br />
– progettare – un impiego della<br />
materia di scarto che ne consenta<br />
non solo il riuso (ad esempio come<br />
compostaggio) ma addirittura un<br />
incremento di valore.<br />
Non solo funzionale, ma addirittura<br />
cruciale per una corretta<br />
applicazione del modello nei<br />
processi di sviluppo industriale è la<br />
capacità di generare innovazione.<br />
L’aumento di valore e la riduzione