07.09.2023 Views

Makinglife n.4 2023

Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.

Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.

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Polifenoli dagli scarti produttivi dell’olio d’oliva<br />

La crescente popolarità dell’olio d’oliva a livello globale e il conseguente aumento della sua<br />

richiesta sono principalmente attribuiti ai benefici derivati dal suo contenuto di acido oleico<br />

e di composti fenolici. Tuttavia, durante la sua produzione, una considerevole porzione di<br />

composti fenolici rimane nella sansa di oliva, lo scarto semisolido composto da buccia,<br />

polpa e noccioli di oliva generato in grande quantità: poiché questa materia deve essere<br />

correttamente trattata prima dello smaltimento, rappresenta un notevole onere economico<br />

ed ecologico. Pertanto, un suo sfruttamento alternativo potrebbe comportare vantaggi<br />

economici per i produttori di olio d’oliva e ridurre l’impatto negativo sull’ambiente.<br />

Uno studio ha esplorato la possibilità di estrarre polifenoli dalla sansa di oliva attraverso<br />

un approccio sostenibile che combina l’Uae con solventi di qualità alimentare e il loro<br />

incapsulamento con diversi tipi di ciclodestrine. L’incapsulamento ha migliorato l’attività antiossidante degli estratti<br />

di sansa di oliva aumentando significativamente il loro contenuto polifenolico, specialmente nel caso dei derivati<br />

dell’idrossitirosolo. Le ciclodestrine hanno anche aumentato la stabilità delle sostanze attive in condizioni ossidative.<br />

È stato inoltre dimostrato che dalla sansa è possibile estrarre anche mannitolo.<br />

Polifenoli dalla produzione del vino<br />

Durante la vinificazione viene estratto soltanto il 30-40% dei composti fenolici e il processo genera<br />

diversi tipi di rifiuti e sottoprodotti. Una tonnellata di uva genera infatti circa 0,13 t di vinacce, 0,03 t<br />

di raspi, 0,06 t di fecce e 1,65 m3 di acque reflue. La vinaccia è il residuo composto dalle bucce e dai<br />

semi degli acini ed è particolarmente ricco di fenolici, principalmente antociani, flavonoli, flavonoidi,<br />

acidi fenolici e stilbeni. I raspi d’uva (la parte della vite che collega acini e ramificazioni) vengono<br />

eliminati perché contengono composti astringenti che alterano il gusto del vino ma possono essere<br />

recuperati per altre funzioni (sono presenti soprattutto proantocianidine). Le fecce (il deposito che<br />

si forma sul fondo delle botti) vengono generate durante i processi di fermentazione e maturazione<br />

del vino e sono composte da frazioni solide e liquide. La frazione solida contiene principalmente lieviti<br />

e batteri, carboidrati, composti fenolici, lignina, proteine, metalli, sali inorganici, sali di acidi organici (es. tartrati). La fase liquida<br />

è invece ricca di etanolo e acidi organici. Inoltre, possono essere presenti in quantità significative anche acido lattico e acido<br />

acetico. Anche le acque reflue possiedono una concentrazione relativamente alta di fenoli. Per quanto riguarda gli estratti da<br />

semi d’uva sono stati dimostrati gli effetti antitumorali nel cancro al fegato tramite l’induzione di processi di morte cellulare e<br />

l’inibizione della proliferazione.<br />

Composti bioattivi dagli scarti del caffè<br />

Durante la coltivazione del caffè si accumula un’ampia varietà di scarti, in parte utilizzati per<br />

produrre fertilizzante o mangime per animali. Uno studio ha indagato la possibilità di valorizzare<br />

la silverskin del caffè (la pellicina che ricopre i due chicchi di caffè contenuti in ogni frutto)<br />

estraendo i suoi composti bioattivi con un metodo sostenibile che potrebbe essere applicato<br />

industrialmente. Lo studio ha mostrato che la tecnologia Multi-frequency multimode modulated<br />

può essere applicata con efficacia per recuperare componenti bioattivi come caffeina, acidi 3-,<br />

4- e 5-caffeilchinici e acidi 4- e 5-feruloilchinici e ottenere estratti con potenziale antidiabetico che<br />

potrebbero essere utilizzati per sviluppare prodotti alimentari funzionali o integratori alimentari.<br />

Un altro studio ha rivelato che lo Spent coffee ground (Scg), comunemente detto fondo di caffè,<br />

potrebbe essere utilizzato per fortificare prodotti alimentari da forno, come i biscotti, aumentando il loro potenziale bioattivo con<br />

molecole naturali come polifenoli, melanoidine e caffeina. In generale, secondo i risultati della ricerca, il materiale Scg potrebbe<br />

essere riconosciuto come una fonte importante di acido 5-caffeilchinico, acido clorogenico, caffeina e acidi fenolici.<br />

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