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Makinglife n.4 2023

Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.

Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.

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makinglife | settembre <strong>2023</strong><br />

L’Italia è il primo mercato europeo<br />

degli integratori con 4,5 miliardi di<br />

euro di fatturato e una quota in volume<br />

che sfiora il 29%. Anche in termini di<br />

fatturato i dati sono lusinghieri: nel<br />

2020, quando si stimava un mercato<br />

europeo di 14,6 miliardi di euro, l’Italia<br />

ne deteneva oltre un quarto con 3,8<br />

miliardi di euro (dati Mediobanca).<br />

Dietro, ben staccati, c’erano Germania<br />

– accreditata per 2,7 miliardi (18,8%<br />

del mercato complessivo) – Francia<br />

(2,1 miliardi per 14,7%), Russia (1,6<br />

miliardi e 11%) e Regno Unito (1,4<br />

miliardi al 9,5%). Secondo le proiezioni,<br />

il nostro Paese è destinato a mantenere<br />

19<br />

MLD DI EURO<br />

La proiezione del<br />

mercato europeo di<br />

integratori nel 2025<br />

questa leadership anche in futuro: in<br />

un mercato comunitario in crescita del<br />

6% annuo e proiezioni a 19 miliardi di<br />

euro complessivi entro il 2025, l’Italia<br />

potrebbe sfiorare quota 5 miliardi<br />

mantenendo un’ampia superiorità<br />

nei confronti dei concorrenti tedesco<br />

(3,6 miliardi) e francese (3,1 miliardi).<br />

A guidare la crescita è soprattutto<br />

l’innovazione di prodotto: nel 2020, a<br />

fronte di un calo dello 0,8% dei prodotti<br />

più maturi, i nuovi lanci hanno registrato<br />

un promettente +3,7%.<br />

LEADERSHIP<br />

ITALIANA<br />

Il divario con gli altri mercati europei<br />

appare ancora più evidente se<br />

confrontiamo la spesa pro-capite, che<br />

nel nostro Paese è doppia rispetto a<br />

quella di Germania e Francia e tre volte<br />

quella del Regno Unito. Ogni italiano<br />

spende infatti 63,60 euro all’anno<br />

per integrare la propria dieta contro i<br />

32,90 euro di un tedesco, i 31,70 di un<br />

francese e i 20,60 euro di un cittadino<br />

britannico. Questa differenza deriva da<br />

diversi fattori. Innanzitutto un’elevata<br />

penetrazione di questa categoria sul<br />

mercato nostrano. Secondo un’indagine<br />

del Censis, già nel 2019 il 54% della<br />

popolazione italiana faceva uso di<br />

integratori (il 65%, se consideriamo solo<br />

gli adulti) soprattutto nella cosiddetta<br />

fascia attiva: tra i 35 e i 64 anni era<br />

il 63%. Per 18 milioni di persone<br />

gli integratori rappresentavano un<br />

compagno abituale cui ricorrevano<br />

più volte alla settimana (se non<br />

quotidianamente). Non stupisce dunque<br />

che adesso gli integratori rappresentino<br />

la categoria di prodotto più richiesta<br />

dopo i farmaci a prescrizione medica.<br />

Vi sono altri due elementi che<br />

contribuiscono a distanziarci dagli<br />

altri Paesi: un uso più frequente del<br />

prodotto e un maggior costo medio<br />

delle confezioni. I cittadini italiani<br />

consumano mediamente 4,1 confezioni<br />

di integratori a testa (ma sarebbero 8<br />

se considerassimo solo i consumatori<br />

attivi) mentre i tedeschi, ad esempio,<br />

si fermano a 3,2. Si tratta peraltro di<br />

un numero che negli anni continua ad<br />

aumentare: in dieci anni in Italia è quasi<br />

raddoppiato (era 2,1 nel 2010). Anche<br />

il costo unitario, però, incide in modo<br />

considerevole dato che una confezione<br />

in Germania ha un prezzo medio di 9,7<br />

euro mentre in Italia costa il 60% in più<br />

(15,60 euro).<br />

PROBIOTICI E<br />

DISTURBI INTESTINALI<br />

I dati di vendita fino a dicembre 2022<br />

provenienti dalle farmacie – che vendono<br />

quasi l’80% di tutti gli integratori in<br />

Italia – mostrano che al primo posto<br />

tra le preferenze degli italiani ci sono<br />

i probiotici, con 398 milioni di euro<br />

di fatturato e una crescita superiore<br />

all’11% rispetto all’anno precedente<br />

(dati Centro Studi Integratori & Salute).<br />

A seguire vi sono i sali minerali con 234<br />

milioni di euro (+7,9%), le vitamine e i<br />

tonici con circa 200 milioni ciascuno (ma<br />

con crescite diverse, rispettivamente<br />

al 10 e al 18%) e gli integratori per il<br />

controllo della lipidemia con 172 milioni<br />

di euro (in flessione del 7,1%). Tra gli altri<br />

prodotti vanno segnalati, per il loro trend<br />

5<br />

MLD DI EURO<br />

La proiezione del<br />

mercato italiano di<br />

integratori nel 2025<br />

di crescita, i prodotti contro la tosse<br />

(+61%), gli integratori per le funzioni<br />

immunitarie (+20%) e gli antiacidi e antireflusso<br />

(+18,4%).<br />

Per quanto riguarda gli obiettivi di<br />

acquisto, la categoria più gettonata<br />

sembra essere quella dei prodotti per<br />

il benessere intestinale e dell’apparato<br />

digerente che nel 2022 hanno registrato<br />

vendite a ridosso dei 92 milioni di<br />

pezzi (quasi il 30% del totale). In<br />

termini di fatturato, questi prodotti<br />

hanno raggiunto nel 2020 vendite per<br />

413 milioni (circa l’11% del totale),<br />

posizionandosi davanti ai supplementi<br />

per l’apparato circolatorio con 292<br />

milioni (7,7%), quelli per il sistema<br />

urinario e riproduttivo con 256 milioni<br />

(6,8%), le soluzioni tonificanti, stimolanti<br />

e per lo sport pari a 236 milioni (6,2%), e<br />

quelle per il sistema respiratorio a 219<br />

milioni (5,8%).<br />

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