Makinglife n.4 2023
Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.
Nell'ottica dell'economia circolare, il semplice recupero e riutilizzo dei prodotti non è più sufficiente. È fondamentale ricavare dagli scarti e dai sottoprodotti il massimo valore possibile. Ad esempio valorizzando i composti bioattivi contenuti negli scarti agroalimentari per produrre sostanze attive da utilizzare per la nutraceutica, la cosmesi e l’industria alimentare.
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makinglife | settembre <strong>2023</strong><br />
L’INDUSTRIA AGROALIMENTARE GENERA ENORMI<br />
QUANTITÀ DI MATERIE CHE NON ARRIVANO<br />
AL PRODOTTO FINITO E VENGONO SCARTATE,<br />
NONOSTANTE CONTENGANO ANCORA INGENTI<br />
QUANTITÀ DI SOSTANZE UTILIZZABILI IN DIVERSI<br />
CAMPI. NUMEROSI STUDI SI CONCENTRANO<br />
SULLA CARATTERIZZAZIONE E VALORIZZAZIONE<br />
DI QUESTE SOSTANZE AMPIAMENTE DISPONIBILI<br />
E A BASSO COSTO PER MIGLIORARE LA<br />
SOSTENIBILITÀ DELLE FILIERE E PERMETTERE IL<br />
LORO INSERIMENTO NELL’ECONOMIA CIRCOLARE.<br />
per i loro effetti nella prevenzione delle infiammazioni<br />
e delle malattie croniche legate allo stress ossidativo.<br />
Questi composti possono essere utilizzati come integratori<br />
alimentari o nell’industria alimentare come additivi naturali<br />
per prolungare la durata di conservazione degli alimenti<br />
e per rallentare la perdita dei valori nutrizionali e la<br />
formazione di sostanze nocive. Il recupero dei polifenoli da<br />
scarti agroalimentari è un processo a più stadi che prevede<br />
l’estrazione dalla matrice solida, il trattamento degli estratti<br />
mediante tecnologie a membrana, la separazione selettiva di<br />
miscele di polifenoli o singoli componenti, la liofilizzazione per<br />
polverizzare l’estratto. I fenoli, comunque non sono le uniche<br />
molecole ad alto valore che si posso estrarre dai residui della<br />
lavorazione agroalimentare.<br />
LA PIRAMIDE BIOECONOMICA<br />
La bioeconomia favorisce il recupero di risorse biologiche<br />
rinnovabili dagli scarti organici o dai sottoprodotti della<br />
lavorazione prolungando così il ciclo di vita dei prodotti e<br />
il valore dei materiali, e minimizzando sia la necessità di<br />
nuove risorse che la produzione di rifiuti. Il volume della<br />
biomassa e il suo valore sono inversamente proporzionali<br />
(vedi grafico a piramide): nella parte più bassa si trova l’uso<br />
più comune della biomassa ovvero la sua conversione in fonti<br />
di energia, che genera il valore minimo; al contrario, all’apice<br />
della piramide si situa il valore economico più vantaggioso,<br />
fornito dal consumo di un ridotto volume di biomassa per la<br />
produzione farmaceutica.<br />
La tecnica più applicata a livello industriale per recuperare<br />
composti bioattivi da matrici di origine vegetale è l’estrazione<br />
convenzionale con solventi, detta anche estrazione solidoliquido<br />
(SLE) o macerazione. A causa della crescente<br />
necessità di utilizzare procedure di recupero più efficienti si<br />
stanno mettendo a punto nuove tecniche non convenzionali<br />
come l’estrazione assistita da ultrasuoni (Uae), da microonde<br />
(Mae), da enzima (Eae) o tramite fluidi supercritici (Sfe).<br />
Tra l’altro, il riutilizzo degli scarti per il recupero di estratti<br />
bioattivi costituisce un’alternativa economicamente<br />
vantaggiosa allo smaltimento dei rifiuti le cui quantità spesso<br />
superano in peso quella dei prodotti finiti.<br />
IL RUOLO DEI COMPOSTI FENOLICI<br />
In questo contesto, un ruolo di primo piano è ricoperto dai<br />
composti fenolici, abbondanti nei rifiuti alimentari e noti<br />
Una miniera da esplorare<br />
Scarti di frutta prodotti<br />
globalmente ogni anno<br />
9 milioni di tonnellate<br />
di sottoprodotti dell’uva<br />
15 milioni di tonnellate<br />
di scarti di agrumi<br />
da 3 a 4,2 milioni di<br />
tonnellate di mele<br />
9 milioni di tonnellate di<br />
rifiuti dalla lavorazione delle<br />
banane<br />
420.000 tonnellate<br />
di gusci di noci pecan<br />
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