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Carissimi Amiche ed Amici, - Missale Romanum

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10<br />

Metropolita non spetta però agli Arcivescovi titolari, perché essi non hanno giurisdizione ordinaria<br />

su nessuna provincia ecclesiastica.<br />

Le insegne proprie di un Arcivescovo Metropolita sono il pallio 33 e la croce 34 .<br />

Il pallio è costituito da una banda circolare di lana bianca d’agnello, alla quale sono attaccati<br />

due pendenti dello stesso tessuto che devono ricadere rispettivamente al centro della schiena e del<br />

petto. Sulla banda e i lembi sono ricamate sei crocette nere. Il pallio viene portato sopra la pianeta<br />

alla Messa pontificale nei giorni stabiliti dal Cerimoniale dei Vescovi (Caeremoniale Episcoporum,<br />

I, XVI, 3-4).<br />

La “croce metropolitana”, comunemente (sebbene impropriamente) detta “croce arcivescovile”,<br />

assomiglia molto ad una croce processionale 35 , <strong>ed</strong> è tenuta o portata da un suddiacono o da un<br />

membro della famiglia prelatizia in modo tale che il crocifisso sia sempre rivolto verso il Prelato 36 .<br />

Il pallio e la croce, essendo segni di giurisdizione, non possono essere usati fuori della provincia<br />

sulla quale l’Arcivescovo esercita la propria autorità 37 . Per la stessa ragione gli Arcivescovi titolari<br />

non fanno uso della croce né del pallio, visto che non hanno giurisdizione territoriale.<br />

Un Vescovo (termine derivato dal greco æpíscopoj “colui che sorveglia”) è un dignitario<br />

ecclesiastico che, per mezzo della consacrazione, ha ricevuto la pienezza del carattere sacerdotale<br />

<strong>ed</strong> ha lo speciale incarico di governare una determinata porzione del gregge cristiano sotto l’autorità<br />

del Sommo Pontefice 38 .<br />

Un Arcivescovo o Vescovo è detto residenziale quando occupa una s<strong>ed</strong>e canonicamente eretta,<br />

con residenza e ordinaria giurisdizione sul territorio annesso alla città da cui la s<strong>ed</strong>e prende il nome.<br />

È chiamato titolare quando non ha ordinaria giurisdizione sulla diocesi di cui porta il titolo, dal<br />

momento che la sua s<strong>ed</strong>e vescovile o arcivescovile è sotto il dominio degli inf<strong>ed</strong>eli o degli<br />

scismatici 39 . Anticamente i Vescovi e gli Arcivescovi titolari erano chiamati anche “Vescovi (o<br />

Arcivescovi) in partibus infidelium” (nei paesi degli inf<strong>ed</strong>eli); in seguito, c<strong>ed</strong>endo alle proteste del<br />

governo greco, nel cui territorio si trovano molte di queste s<strong>ed</strong>i titolari, Papa Leone XIII abolì il<br />

titolo di “Vescovo in partibus infidelium” e decretò che da allora in poi si usasse soltanto il titolo di<br />

“Vescovo (o Arcivescovo) titolare di N. in N.” (nome della città vescovile e nome dell’antica<br />

provincia romana cui la città apparteneva): quindi, per esempio, “Reverendissimo N. N. N., Vescovo<br />

titolare di Rosea in Cilicia” 40 .<br />

Arcivescovi e Vescovi, se promossi al grado di “Assistenti al soglio pontificio”, diventano<br />

membri della famiglia pontificia, ottenendo il privilegio di un posto speciale nelle cappelle 41 papali,<br />

dove possono svolgono gli uffici di porta-libro e porta-candela, e il diritto di celebrare la Messa<br />

pontificale in presenza del Papa. Insieme al breve di nomina, essi ricevono dalla Segreteria di Stato<br />

un diploma su pergamena in cui è riportata la lista completa dei loro diritti e privilegi, molti dei<br />

quali peraltro sono caduti in disuso, specialmente quelli riguardanti il conferimento di benefici 42 .<br />

In quanto membri della curia papale, gli Assistenti al soglio pontificio hanno il diritto di usare le<br />

insegne proprie di tale curia, vale a dire abiti estivi in seta. Tuttavia, possono fruire di tale privilegio<br />

solo quando si trovano a Roma, visto che il titolo di “Assistenti” non conferisce loro alcun diritto di<br />

prec<strong>ed</strong>enza o distinzione sugli altri Vescovi se non nella curia romana 43 .<br />

33<br />

Pontificale <strong>Romanum</strong>, De Pallio. – Caeremoniale Episcoporum, I, XVI. – MANN, Lives of the Popes, tom. I, Appendix.<br />

34<br />

Clem. 2. De privilegiis. – THOMASSIN, De vetera et nova Ecclesiae disciplina (in loco).<br />

35<br />

Questa croce non può essere doppia.<br />

36<br />

Caeremoniale Episcoporum, I, II, 4 - I, IV, 1 - II, VIII, 27 - II, XXII, 3 - I, XV, 2. – Mons. MARTINUCCI, Manuale sacrarum<br />

caeremoniarum, V, cap. III, n. 60 ecc.<br />

37<br />

Codex Iuris Canonici, cann. 275-279.<br />

38<br />

Codex Iuris Canonici, can. 329.<br />

39<br />

BENEDETTO XIV, De synodo dioecesana, lib. II, cap. VII. – LEONE XIII, Costit. Ap. In suprema, 4 giugno 1882.<br />

40<br />

Decreto della S. Congregazione de Propaganda Fide, 27 febbraio 1882. – LEONE XIII, Costit. cit.<br />

41<br />

La cappella è una funzione religiosa alla quale il Papa officia o assiste.<br />

42<br />

GRIMALDI, op. cit., cap. V, pp. 61-62. – FISQUET, Cérémonies de Rome, passim. – Barone GERAMB, Visit to Rome, p. 156. – T.<br />

POPE, Holy Week in the Vatican, p. 352.<br />

43<br />

Mons. BARBIER DE MONTAULT, Le costume et les usages ecclésiastiques, tom. I, p. 54.

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