4 PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE Il contenuto di questo libello sarà senza dubbio nuovo per la maggior parte dei lettori. La prima ragione che ne ha sollecitato la compilazione è, in effetti, il fatto che non esisteva nessun altro lavoro in lingua inglese su questo argomento. Del resto, se si escludono gli importanti scritti di Mons. Barbier de Montault, difficilmente si troverà qualcosa che tratti ex professo della presente materia. Le opere di questo celebre Prelato meritano la reputazione di cui godono, perché sono vere e proprie miniere di erudizione. Le informazioni che forniscono sono di norma ragguardevoli per la loro accuratezza. Tuttavia, un notevole disordine, numerose e inutili digressioni, e il tono aggressivo con cui questi lavori sono scritti sembrano aver creato un serio ostacolo alla loro popolarità. A questa prima ragione, piuttosto negativa, posso aggiungerne una seconda, quella della utilità positiva. Ad eccezione dell’Italia, non c’è paese in cui la proporzione di Prelati sia così ampia come negli Stati Uniti. Ora, naturalmente questi Prelati desiderano avere i loro abiti ufficiali, conformi il più possibile alle norme e alle prescrizioni della Chiesa per quel che riguarda il colore, la forma, le decorazioni, ecc. Essi dovrebbero trovare utile questo manuale almeno come libro di riferimento sugli abiti che hanno il privilegio di portare. Un manuale del genere sembra quanto meno necessario, se teniamo presente che i sarti, nel confezionare le vesti degli uomini di Chiesa, molto spesso seguono i loro gusti, fantasie e disegni, anziché le regole chiare e precise del cerimoniale ecclesiastico. Con questo manuale a disposizione, essi non avranno più scuse per gli errori che commettono. Anche le nostre buone suore e pie donne, che così gentilmente e generosamente ricoprono il clero di regali natalizi, quali berrette, collari, rocchetti, cotte <strong>ed</strong> altri capi di abbigliamento clericale, devono essere informate che tessuto, colore, forma, decorazioni, ecc. di questi oggetti sono regolati non dal buon gusto, dalla generosa munificenza o dalla devozione delle donatrici, ma dalle prescrizioni della Chiesa. Non mi è lecito dunque sperare che questo libello, nonostante le sue manchevolezze e imperfezioni, si dimostri utile agli interessati e faccia da guida, ove necessario, alla confezione degli abiti ecclesiastici? Per quanto riguarda i vari abiti indossati dai Prelati, la volontà della Chiesa è sempre stata che le modifiche, per quanto eccellenti e in qualche misura giustificabili, non dovessero essere lasciate all’iniziativa privata, nella consapevolezza che una simile tolleranza, nel giro di pochi anni, avrebbe di fatto eliminato un’unità bella e istruttiva. Essa, dunque, ha emanato per tutti questi abiti regole ben precise, che non devono essere trascurate con leggerezza. Due Congregazioni romane, la Congregazione dei Riti e la Congregazione del Cerimoniale, hanno lo speciale compito di vigilare sull’esatta osservanza di tali norme e di assicurarne il mantenimento. Ed è soprattutto ai decreti di queste due Congregazioni che ho fatto riferimento nel r<strong>ed</strong>igere il presente manuale. I decreti della Congregazione dei Riti sono citati dalle collezioni del Gardellini e del Muhlbauer. Quanto ai decreti della Congregazione del Cerimoniale, dei quali non esiste nessuna collezione ufficiale, ho dovuto affidarmi agli autori che li citano. Ai decreti ho aggiunto le prescrizioni dei cerimoniali, in particolare dei libri ufficiali della Chiesa, come il Messale, il Cerimoniale dei Vescovi e il Pontificale Romano, ricchissimi di rubriche. Infine, per l’interpretazione dei decreti e delle rubriche e per la trasposizione moderna di tutte queste norme, ho consultato gli autori generalmente considerati migliori, che hanno consacrato le loro vite alle ricerche su questa materia, come Mons. Martinucci – “Rex Caeremoniariorum” – Mons. Barbier de Montault, il Rev. P. Haegy C. S. Sp., a cui si deve la nuova <strong>ed</strong>izione di Les Cérémonies Pontificales del dotto Padre Levavasseur, ecc. Per quanto riguarda le questioni che non si trovano nei libri, ho costantemente seguito la Tradizione romana, l’unica che abbia autorità su questo punto e su tutti gli altri.
Va da sé che non ho dimenticato di menzionare le legittime consuetudini, laddove esistono. Prima di concludere queste poche note, è mio dovere riconoscere il mio debito di gratitudine verso tutti coloro che in qualunque modo mi sono stati d’aiuto nel rendere questo volumetto più degno dei suoi lettori. Ad essi vanno i miei più sinceri ringraziamenti. Aggiungo che accetterò con gratitudine qualsiasi suggerimento che possa aiutarmi a migliorare questo primo tentativo, e dichiaro che tutto il contenuto di questo libro, sia in generale che in particolare, è rispettosamente e serenamente sottoposto al giudizio dell’autorità ecclesiastica. Baltimora, 18 febbraio 1909. 5 John Abel NAINFA S. S.