Carissimi Amiche ed Amici, - Missale Romanum
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CAPITOLO VI.<br />
Araldica.<br />
1. Araldica. – 2. Perché i Prelati hanno uno stemma. – 3. Nozioni generali di araldica. –<br />
4. Classificazione araldica delle dignità ecclesiastiche. – 5. Uso dello stemma.<br />
1. L’araldica può essere definita l’arte, la prassi o la scienza di registrare genealogie, descrivere<br />
scudi o insegne d’arme e ideare stemmi. È pure considerata la scienza che insegna a blasonare, cioè<br />
a descrivere uno stemma con la terminologia tecnica appropriata 1 .<br />
L’araldica è una scienza, in quanto stabilisce corretti princìpi e trae conclusioni dalla giusta<br />
applicazione degli stessi.<br />
Poiché i prelati usano insegne d’arme, non sarà inutile fornire alcune nozioni pratiche che<br />
aiutino nella loro scelta 2 .<br />
2. Essendo lo stemma un privilegio della nobiltà 3 , Vescovi e Prelati ne hanno uno, visto che<br />
sono considerati al pari dei nobili.<br />
Il carattere episcopale dei Vescovi e l’eminente dignità dei Cardinali, anche se non sono di<br />
nobile stirpe, li collocano allo stesso livello dei “potenti di questo mondo”. In virtù della nomina<br />
alla loro alta posizione, essi prendono posto tra i “principi delle nazioni”, posto che non è mai stato<br />
messo in questione.<br />
In passato gli uffici dei Prelati della curia romana erano riservati a persone di nobile nascita.<br />
Attualmente, sebbene la suddetta norma sia ben lungi dall’essere assoluta, queste dignità restano<br />
comunque “uffici nobiliari”. Pertanto il cerimoniale romano, f<strong>ed</strong>ele alla tradizione, esige che questi<br />
Prelati, se non hanno il diritto er<strong>ed</strong>itario di portare insegne d’armi,<br />
1 I princìpi generali e le norme pratiche esposte in questo capitolo sono ridotti all’essenziale e non intendono fornire una<br />
trattazione sistematica dell’araldica; per uno studio più approfondito e per ulteriori spiegazioni dei vari termini tecnici il lettore dovrà<br />
ricorrere a uno specifico manuale di araldica.<br />
2 Se essa [l’araldica] sia veramente la “nobile scienza”, come uno dei suoi entusiasti sostenitori l’ha definita, o piuttosto, come ha<br />
affermato uno scrittore recente, “la scienza dei folli dotati di lunga memoria”, può essere una questione più o meno aperta; ma poiché<br />
è governata da norme positive, che non possono essere impunemente violate, al punto da essere impiegata dappertutto, sia nel<br />
restauro di antichi palazzi, nell’illuminazione o nella pittura del vetro, sia in qualsiasi altro campo dell’arte, è possibile impiegarla<br />
correttamente solo dopo aver prestato un poco d’attenzione a quei requisiti che, per quanto arbitrari nelle loro caratteristiche, hanno<br />
ricevuto la sanzione dei secoli; non ha senso, dunque, violare queste norme al solo scopo di deridere una disciplina ritenuta obsoleta e<br />
assurda, dal momento che, se si è diffusa dappertutto, è necessario praticarla correttamente. (F. E. HULME, The History, Principles<br />
and Practice of Heraldry, cap. I, p. 2).<br />
3 In questo capitolo i termini nobile e nobiltà sono usati nella loro accezione generica, che implica una distinzione sociale<br />
acquisita principalmente in virtù della parentela; non nell’accezione ristretta che hanno assunto in Inghilterra, dove nobile e nobiltà<br />
designano esclusivamente le persone munite di un titolo, cioè baroni, visconti, conti, marchesi e duchi.<br />
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