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Carissimi Amiche ed Amici, - Missale Romanum

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CAPITOLO III.<br />

Colletto romano.<br />

1. Il nostro è un colletto romano? – 2. Osservazione pratica. – 3. Segno di Prelatura. – 4. Colori.<br />

1. Gli ecclesiastici che hanno vissuto o studiato a Roma avranno forse notato che quello che noi<br />

chiamiamo “colletto romano” è sì un colletto, ma non romano, se non per adozione, come diremo<br />

più avanti.<br />

Il nostro cosiddetto colletto romano consta di due parti, una striscia circolare di lino bianco<br />

inamidato – il collarino – e un pezzo di panno o seta al quale il collarino è attaccato m<strong>ed</strong>iante<br />

bottoni o ganci, una specie di sostegno al quale è stato dato lo strano nome di “rabbi”, probabile<br />

corruzione del francese “rabat”.<br />

Ora, risulterà strano a molti, ma ciò che noi conosciamo col nome di “rabbi” è il vero colletto<br />

romano, chiamato a Roma collaro.<br />

Il collaro romano è costituito da un pettino morbido e da un banda circolare rigida dello stesso<br />

materiale. La parte rigida è il colletto propriamente detto, che viene mantenuto duro inserendovi<br />

all’interno una striscia di cartone o pelle. Per mantenere pulito il colletto, vi si sovrappone una<br />

banda removibile di lino bianco (collarino), fissata nella parte posteriore con due fermagli<br />

d’argento. Questa banda di lino è cresciuta di dimensioni fino a diventare il rigido oggetto<br />

attualmente in uso <strong>ed</strong> ha usurpato il nome di “colletto romano”.<br />

E questa versione ha riscosso tanto successo che si è diffusa praticamente ovunque, non solo in<br />

questo paese, ma anche altrove e persino in Italia, come nuova forma del colletto romano. Oggi in<br />

Roma nessuno si oppone al suo utilizzo. E se consideriamo che questa nuova forma del “colletto<br />

romano” lo rende più semplice da indossare come parte dell’abito civile degli ecclesiastici, non<br />

troviamo alcuna ragione per modificare quella che, a questo punto, può essere considerata una<br />

consuetudine universale. Si potrebbe soltanto suggerire agli ecclesiastici e ai sarti di non usare più il<br />

termine giudaico “rabbi” 1 , che qui è certamente fuori luogo e può essere opportunamente sostituito<br />

dalla parola italiana collaro 2 .<br />

2. Sebbene questo manuale si occupi solo degli abiti prelatizi, non sarà inutile ricordare qui che,<br />

per i sacerdoti e gli altri membri del clero inferiore, il collaro dev’essere fatto esclusivamente di<br />

lana, essendo la seta riservata al collaro dei Prelati e di quei dignitari che godono di uno speciale<br />

indulto in questo senso. Il velluto, a fortiori, non è mai permesso né concesso.<br />

Quindi invitiamo le buone suore e le pie donne, che nel tempo natalizio regalano a preti e<br />

seminaristi un gran numero di collari, a prendere nota di questa regola e a offrire in dono soltanto<br />

collari di lana.<br />

3. Il collaro, quando è di un colore diverso dal nero, è segno distintivo della Prelatura 3 . Coloro<br />

che portano la talare rossa o violacea per privilegio o per consuetudine, senza essere Prelati, non<br />

possono usare il collaro rosso o violaceo, a meno che ciò non sia espressamente concesso per<br />

indulto apostolico. La stessa norma si applica a tutti coloro che portano la talare violacea come<br />

abito di livrea.<br />

4. Il collaro del Papa è bianco, come le parti principali del suo abito ufficiale. Per i Cardinali è<br />

scarlatto; per Vescovi e altri Prelati violaceo 4 . Se un Capitolo ha ottenuto il privilegio di utilizzare il<br />

1 Corrispondente all’italiano “rabbino” (N.d.T.).<br />

2 Il colletto romano a striscia unica, che sembra godere di un certo favore in alcune parti di questo paese e che è pubblicizzato<br />

come “specialità” da certi sarti ecclesiastici, dev’essere lasciato ai clergymen della Chiesa Episcopaliana.<br />

3 Congresso di Vescovi e Regolari, Amalfi 1848. – GREGORIO XVI, Breve Ecclesiasticos viros, 17 novembre 1843.<br />

4 I Prelati religiosi devono portare un collaro dello stesso colore della talare.<br />

25

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