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03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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«Preferisci che vi lasci soli?» chiese Marissa.<br />

Il grosso portone si aprì e si richiuse. Si udirono delle voci soffocate,<br />

una era quella del doggen, l'altra... era di Bella.<br />

Facendo forza sul bastone, Rehvenge si alzò in piedi mentre la<br />

sorella si affacciava sulla soglia. Indossava un paio di blue-jeans e un<br />

parka nero, i lunghi capelli lucidi sciolti sulle spalle. Aveva un'aria...<br />

viva, sana. Ma il suo viso mostrava già i segni dell'età, nuove rughe<br />

dovute allo stress e alla preoccupazione erano comparse ai lati della<br />

bocca.<br />

Rehvenge si aspettava che corresse ad abbracciarlo, invece lei si<br />

limito a guardarlo... isolata, irraggiungibile. O forse era così<br />

frastornata, dopo tutto quello che aveva passato, da non avere più<br />

reazioni da mostrare al mondo, pensò.<br />

Con le lacrime agli occhi, si appoggiò al bastone e corse da lei,<br />

anche se non riusciva a sentire il tappeto sotto i piedi. Colse<br />

l'espressione scioccata sul viso della sorella quando la strinse a sé.<br />

Vergine santa. Quanto avrebbe voluto sentire quell'abbraccio. Poi,<br />

all'improvviso, pensò che Bella forse non lo stava ricambiando. Non<br />

volendo forzarla, si impose di lasciarla andare.<br />

Quando abbassò le braccia, lei rimase aggrappata a lui, senza<br />

staccarsi. Rehvenge la abbracciò di nuovo.<br />

«Oh, Dio, Rehvenge...» sospirò Bella rabbrividendo.<br />

«Ti voglio bene, sorellina» disse lui con un filo di voce. Senza<br />

vergognarsi di apparire meno virile del dovuto.

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