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03.La Confraternita Del Pugnale Nero_PORPORA

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loccati. Sgranò gli occhi e diede uno strattone...<br />

«Ti dispiace stare fermo?» Era il fabbro ferraio. Gli stava tatuando<br />

delle bande nere sui polsi e sul collo. I punti da cui si poteva bere il<br />

sangue.<br />

Oh, beata Vergine del Fado, no. Questo no...<br />

Lo schiavo si divincolò nel tentativo di liberarsi e il fabbro lo guardò<br />

seccato. «Non muoverti! Non ho intenzione di farmi frustare per una<br />

colpa non mia.»<br />

«Ti supplico. ..» La voce dello schiavo suonava strana. Troppo<br />

profonda. «Abbi pietà.»<br />

Udì una risatina femminile soffocata. La padrona di casa era entrata<br />

nella cella, la bionda chioma sciolta sulle spalle, il lungo abito di seta<br />

bianca che spazzava con lo strascico il pavimento di pietra.<br />

Lo schiavo abbassò gli occhi come si conveniva a un servo e si rese<br />

conto di essere nudo. Arrossì imbarazzato, rimpiangendo di non<br />

potersi coprire.<br />

«Sei sveglio» disse la Padrona, avvicinandosi.<br />

Lo schiavo non riusciva a capire perché fosse venuta a trovare uno<br />

come lui, di un rango tanto inferiore al suo. Lui era un semplice<br />

sguattero, inferiore persino alle domestiche che pulivano le stanze<br />

della Padrona.<br />

«Guardami» ordinò la Padrona.<br />

Lui ubbidì, anche se così facendo contravveniva a tutto ciò che gli<br />

avevano insegnato. Non aveva mai avuto il permesso di incrociare il<br />

suo sguardo, prima d'ora.<br />

Ciò che vide lo scioccò. La Padrona lo stava fissando come<br />

nessun'altra femmina aveva mai fatto. La lussuria segnava gli<br />

aristocratici lineamenti del suo viso, gli occhi scuri brillavano di una<br />

luce che non riusciva a interpretare.<br />

«Occhi gialli» mormorò lei. «Molto rari. Molto belli.»<br />

Posò la mano sulla coscia nuda dello schiavo, che trasalì<br />

imbarazzato. Era una cosa sbagliata, pensò. Lei non avrebbe dovuto<br />

toccarlo proprio lì.

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