Le poesie di Ossian

CANTO TERZO !OI
Rischio s'affaccia, ivi più '1 cor di gioja
M'esulta e ferve, e mi s'addoppia in petto.
Forte Conallo, e tu Carilo antico,
Voi d' Inisfela i dolorosi figli
Scorgete altrove; e quando al fin sia giunto
L' aspro conflitto , rintracciate i nostri
Pallidi corpi : in questo angusto passo
Presso di questa) pianta, ambedue fermi
Staremci ad affrontar l'atro torrente
Della pugna di mille. O tu , va , corri ,
Figlio di Fiti, ale di vento impenna.
Vanne a Fingàl \ digli, eh' Erina è bassa 5
Fa , che s' affretti. Oh venga tosto a noi
Qua! vivo «ole, e le tempeste nostre
Sgombri coi raggi, e rassereni il colle.
Grigio in Cromia è*l mattin; sorgon i figli
Dall'oceano; usci Calmar fumante
Di bellicoso ardor; ma pallida era
La faccia sua: chinavasi sull'asta
De' padri suoi ,' sopra quell' asta istessa ,
Che dalle sale egli portò di Lara ,
E stavi mesta a risguardar la madre.
Ma or languido , esangue a poco a poco
Manca , e cade 1' eroe , qual lentamente
Cade sul Cona sbarbicata pianta.
Solo rimane Cucullin , qual rupe
jVell' arenosa valle : il mar coi flutti
Viensene , e mugge su i petrosi fianchi ;
Stridono i massi , e la scoscesa fronte
Spruzza e ricopre la canuta spuma.
Ma già fuor fuor per la marina nebbia
Ve^gonsi a comparir le di Fingallo
Bianco-velate navi; e maestoso
S'avanza il bosco dell'eccelse antenne.
Svaran l'adocchia, e di combatter ce>sa
D' Inisfela l'eroe, Qual per le cento