Le poesie di Ossian

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S' inalza il suon de' bellicosi scudi.
Abita forse di Cremòra il sire
Ne!!a piceioìa casa ? Oh , disse Ullino ,
Crònalo, dacci di Silrico il canto.
Quando giunse a' suoi colli . e più non era
La sua V'invela. Ei s' appoggiava appunto
Su la muscosa tomba deli' amata ,
E crédea che vivesse; egli la vide,
Che dolcemente si movea sul prato;
Ma non durò la sua lucida forma
Per Istigo spazio , che fug^i dal campo
Il Sole, ed ella sparve. Udite, u lite ;
Dolce, ma tristo, è di Silrico il cauto.
S1LEICO
Io siedo presso alla muscosa fonte
Su la collina, ove soggiorna il vento;
F schiami un arbosccl sopra la fronte ;
Rotar sul lido l'oscura onda, io sento;
1 eavrioli scendono dal monte ;
Goigog'ia il lago, che commosso è drento ;
Cacciatoi' non si scorge in questi boschi;
E tutto muto; i miei pensier son foschi.
Deh ti vedessi, o mio dolce diletto,
Deh ti vedessi errar sul praticello
Con quel tuo crin, che giù scende negletto,
E balza sopra l'ale al venticello;
Col petto candidetto ricolinetto.
Che sale e scende, a rimirar si bello;
E con l'occhietto basso e lagrimoso
Pel tuo Silrico dalia nebhia ascoso.
S' io ti vedessi, io ti dare' conforto,
E condii rréti alle paterne case.
Ma Siria quella appunto,
Ch' appai- colà sul prato ?
Se' tu , che per le rupi , o desiabile .
Ne vieni all' amor tuo ? se' tu, mio ben ?