Le poesie di Ossian

2l6 DARTTJLA.
Per la donzella; non ha Nato adesse
Seco i suoi duci , che colà dispersi
Stanno sul mare : a che guidi i tuoi mille
Contro di lui ? tu gli fuggisti innanzi
Quando gli amici suoi stavangli intorno.
Garzon dal cor d ; orgoglio, e che pretendi?
Scenderà a pugnar teco il re d' EIrina ?
Non sono infra i famosi i padri tuoi ,
Né fra i re de' mortali : ove son l' arme
Dei duci estinti alle tue sale appese ?
0>e gli scudi de' passati tempi ?
Chiaro in Temora è di Cairba^ il nome ,
Né cosdi oscuri ei combattè giammai.
A cotai voci escon dagli occhi a Nato
Làgrime d' ira : inferocito il guardo
Volge ai fratelli suoi 5 tre lance a un punto
Volano , e stesi al suol cadon tre duci.
Orribilmente fiammeggiò la luce
Dei loro brandi ; diradate e sciolte
Cedon d' Erina le ristrette file ,
Come striscia talor di negre nubi
Incontro al soffio di nemboso vento.
Ma Cairba dispon 1' armate schiere ,
E mille archi fur tesi , e mille frecce
Ratto volar ; cadon à' Usnorre i figli ,
Come tre giovinette e rigogliose
Querce , che stavan sole in erma rupe.
Le amabil piante a contemplar s' arresta
li peregrino , e in lor mirar si sole
N' ha meraviglia ; ma la notte il nembo
Vien dal deserto , e furibondo abbassa
Le verdi cime: il di vegnente ei torna,
Vede le querce al suol , la vetta è rasa.
Stava Dartula nel dolor suo muta ,
E gli vide a cader ; lagrima alcuna
Sugli occhi non appaij ma pieno ha'l guardo