Le poesie di Ossian

CANTO OTTAVO I 1^
Sul Luba «randeggiavano. Catmorre
Posava al balzo: penzola lo scudo
Dal braccio illanguidito; e il rio, che spiccia
Fuor del masso vicin, lo batte e inonda.
Gli sta presso Fingallo: ei vide il sangue
Del campion d'Afa: a quella vista al banco
Lentamente disrendegli la spada,
Ed in voci pacitìcbe e pietose
Parla con gioja trisleggiante e fosca.
Cede l'eroe d'Alnecma? o vuol pur ance
La lancia sollevar ? chiara abbastanza
E la tua fama in Ata, Àta soggiorno
Per te d'ogni stranici': spesso il tuo nome.
Oual aura del deserto, a colpir venne
L'orecchio di Fingi). Vieni al mio poggio,
Vieni alla festa mia, cedi; i possenti
Ceder ponno senz'onta; io non ho sdegno
Col dimesso nemico, e non m'allegro
Al ceder d'un eroe: mio studio e cura
1". saldar piaghe di guerrier ferito.
Note mi son l'erbe dei colli , e spesso
Amo di corno le salubri cime,
Mentre del rivo ondeggiano sul margo :
'l'eco godrà del!' arie mia far prove.
Vientenc.e clic? tu stai pur fosco e muto,
Prence d'Ala ospitai ? Sull'Ala . ei disse ,
S' alza una rupe ; ondeggiativi di sopra
Ramose piante ; ad essa ampia nel mezzo
S" apre una grolla , a cui rasce! non manca.
Colà prosteso , il calpestio più volte
Sentii del peregrio , che di mie conche
Giva alla sala ; in sul mio spirto ardea
Vampa di gioja , e benedissi il balzo ,
Clic de' lor passi rispondeva al suono.
Qui fia nel bujo il mio soggiorno ; io quindi
Salirò spinto da piacevol canto