Le poesie di Ossian

CAUTO PRIMO 17
Impugnar l'armi. Ah! se il mio braccio avesse
Di Cucullin la forza, al mio cospetto
Fuggirebbe Caiiba , e de' miei padri
hisorgeria la fama , e i fatti antichi.
Ei disse, e pucse in man l'arco di tasso
Sui vivid' occhi gli scintilla il pianto.
Doglia intorno s'ammuta: i canlor pendono
Sulle lor arpe, i Atnticeìli toccano
Le eorde, e n'esce moimoiio di doglia.
S'ode da lungi lamente\ol voce
Qual d'uomo afflitto. Carilo era questi,
Canfore antico, che veniane a noi
Dall'oscuro Siimora 5 egli la morte
Di Cucullin narrocci , e i suoi gran fatti.
Sparsi, diss'egli , alla sua tomba intorno
Stavano i suoi seguaci j a terra stese
Giacciono l'armi ioio^% la battaglia
Avean posta in obblio poi< he '1 rimbomba
,
Del suo scudo ccss i agili cervi
Volano al campo ? a rigogliose piante
Simili neh' altezza , hanno le guance
Morbide, rubicondi- , e siavibando
Balzan per gli occhi fuor le inhepid' alme;
E chi mai soà, iucche ti' linone i figli,
1 prenci d'Età gen ecali ài cario?
Tutti :>' abàr del re di Tuia i duci ,
Come vigor di mezzo spento foco ,
Se d' improvvisa dal deserto il vento
Sapido vìcn sulle Sschianti penne.
Suona io scudo : nell'amari) Nato
Gli eroi crederò di \eder risorto
L'estinto Cucullin; tal girava egli
I scintillanti sguardi , e tal mo>ea
Sulla pianura; la battaglia ieiye
fot. ri. é