Le poesie di Ossian

CANTO TERZO I O?
Alberga in si bel sen , placido io dissi,
O figlia di beltà? poss'io, qual sono,
Giovine ancor, farmi stuo scermo e scudo,
Donna del mar? non ho invincibil brando,
Ma cor che non vacilla. A te inni volo,
Sospirando rispose, o prence eccelso
Di valorosi, a te men volo, o sire
Delle conche ospitali, alto sostegno
Della debile destra. Il re di Craca
Me vagheggiava, qual vivace raggio
Della sua stirpe , ed echeggiar sovente
Le colline di Cromala s' udirò
Ai sospiri d'amor per l'infelice
Fainasilla. Il regnator di Sora
Bella mi vide , e n'arse: ha spada al fianco,
Oual folgore del ciel ; ma torvo ha '1 ciglio,
E tempeste nel cor: da Ini men fuggo
Sopra il rotante mar : costui m' insegue.
Statti dietro al mio scudo, e posa in pace,
Raggio amoroso ; fuggirà di Sora
Il fosco re . se di Fingallo il braccio
Rassomiglia al suo cor: potrei celarti
In qualche cupa solitaria grotta :
Ma non fugge Fingallo ove tempesta
D'aste minaccia 5 egli 1' affronta e ride.
Vidi la lagrimetta in su le guancie
Della beltà: m'intenerii. Ma to^to,
Come da lungi formidqbil onda,
Del tempestoso Borbaro la nave
Minacciosa appari : dietro alle bianche
Vele vedi piegar l'eccelle antenne;
Fiedono i fianchi con le bianche spume
L'onde rotanti; mormora la possa
Dell' oceàn. Lascia il muggir del mare ,
Io dissi a lui, calpestator dei flutti,
E vienne alla mia sala : essa è l'albergo
Degli stranieri. Al fianco mio si stava