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homolaicus.com Maximilien de Robespierre

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una rivoluzione go<strong>de</strong> <strong>de</strong>ll'appoggio popolare, saprà essa stessa,<br />

con la forza <strong>de</strong>lla persuasione, <strong>de</strong>l libero confronto, superare le<br />

contraddizioni <strong>de</strong>l passato, cristallizzatesi <strong>com</strong>e abitudini di vita<br />

sociale, senza paura d'essere rovesciata. Ma questo è un altro<br />

discorso.<br />

Indubbiamente le rivoluzioni (non i colpi di stato) obbediscono<br />

a cause sociali e razionali molto concrete. Esse non<br />

sono mai l'effetto di un capriccio; non succe<strong>de</strong> mai che per una<br />

causa frivola il popolo si rivolti. La violenza rivoluzionaria è<br />

un male, ma un male necessario, in quanto lo scontro <strong>de</strong>lle<br />

classi è inevitabile. «Se le rivoluzioni sono necessarie nell'economia<br />

<strong>de</strong>ll'universo, le disgrazie ch'esse provocano non sono<br />

un argomento a loro sfavore. Bisogna accusare non chi si fa<br />

strumento consapevole di questa necessità, ma chi vi si oppone.<br />

Sangue e lacrime vanno gettate su chi <strong>com</strong>batte non per la<br />

giustizia ma per l'oppressione» (sul Courrier français <strong>de</strong>ll'8-<br />

12-1822).<br />

Barnave, Mignet, Guizot, Thierry furono <strong>de</strong>gli storici<br />

che riuscirono a <strong>com</strong>pren<strong>de</strong>re una gran<strong>de</strong> verità: e cioè che il<br />

motore <strong>de</strong>lla storia è la lotta di classe. Marx scrisse a Wey<strong>de</strong>meyer<br />

il 5 marzo 1852 che non aveva alcuna intenzione di rivendicare<br />

il merito d'aver scoperto l'esistenza <strong>de</strong>lle classi e la<br />

lotta di classe, in quanto già da tempo gli storici borghesi l'avevano<br />

capito. In una lettera a Engels <strong>de</strong>l 25 luglio 1854, egli<br />

consi<strong>de</strong>rò Thierry <strong>com</strong>e «il padre <strong>de</strong>lla lotta di classe nella storiografia<br />

francese».<br />

Marx andò più avanti. Proprio lo studio <strong>de</strong>lla rivoluzione<br />

francese lo portò a chie<strong>de</strong>rsi in che modo una «classe particolare»<br />

può rivendicare una supremazia generale. La risposta a<br />

questa domanda la si può leggere nel Contributo alla critica<br />

<strong>de</strong>lla Filosofia <strong>de</strong>l diritto di Hegel (1844): «Solo in nome <strong>de</strong>i<br />

diritti generali <strong>de</strong>lla società una classe particolare può rivendicare<br />

il dominio generale. Ma perché la rivoluzione di un popolo<br />

e l'emancipazione di una classe particolare <strong>de</strong>lla società civile<br />

coincidano, occorre che tutti i difetti <strong>de</strong>lla società si concen-<br />

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