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STUDIO FILIERA VAL CHISONE COMPLETO - UNCEM Piemonte

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capitare che a metà della conversione si possano avere tagli non controllati e ritornare indietro<br />

verso il ceduo.<br />

Tra i vantaggi c’è quello della trasformazione non improvvisa, ma progressiva che permette per un<br />

periodo di mantenere una certa produzione del ceduo; inoltre la possibilità di garantire una<br />

dinamica evolutiva del soprassuolo più aderente ai ritmi naturali. Infatti si può manovrare meglio la<br />

selezione di specie che si insediano all’interno del soprassuolo, favorendo le specie nobili a<br />

discapito di quelle indesiderate.<br />

I soprassuoli su cui è stato previsto questo intervento sono quasi tutti ricadenti in proprietà privata e<br />

sono stati ridotti a poche aree soprattutto per verificare i risultati che si potranno ottenere nel<br />

tempo. In sostanza questo tipo di conversione si adatterebbe molto bene ai soprassuoli di castagno<br />

invasi da latifoglie, poiché presentano una elevata dinamica vegetazionale a favore di aceri, tigli e<br />

frassini. L’applicazione di questo intervento può dare risultati estremamente positivi poiché<br />

risulterebbero comunque tali da mantenere un certo reddito.<br />

L’applicazione di questi interventi potrà essere successivamente estesa a una parte dei soprassuoli<br />

cedui di castagno sottoposti all’avviamento ad altofusto.<br />

Estensione dell’intervento: superfici non superiori ai 20 ettari.<br />

Turno di ceduazione: turno minimo di 15 anni e massimo di 25 anni.<br />

Densità e scelta della matricinatura: scegliere le matricine per un numero non inferiore alle 100<br />

piante per ettaro privilegiando le specie minori per il 20% (sorbi, ciliegio, rovere) per il 50% specie<br />

pregiate (frassino maggiore, tigli e aceri) e per il 30% castagno o rovere.<br />

Prodotto dell’intervento: legna da ardere.<br />

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