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STUDIO FILIERA VAL CHISONE COMPLETO - UNCEM Piemonte

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Con l’approvazione delle leggi di incentivazione negli ultimi 5 anni la situazione è indubbiamente<br />

cambiata, anche se non radicalmente come si sperava: prevalentemente si è assistito, infatti, ad uno<br />

sviluppo abnorme degli investimenti sul fotovoltaico, seguito a lunga distanza dall’eolico, a<br />

discapito dell’impegno finanziario e industriale sulle altre fonti energetiche rinnovabili.<br />

Nel campo delle biomasse, pur incentivate sino al 2012 in modo particolarmente vantaggioso e<br />

senza vincoli di efficienza cogenerativa, la situazione attuale si può così riassumere:<br />

Per quanto riguarda gli impianti a olio vegetale o biodiesel, la sostanziale inadeguatezza del territorio<br />

italiano alla coltivazione energetica su larga scala si è tradotta nella costruzione di poche centrali<br />

alimentate essenzialmente tramite filiere di importazione.<br />

Si è invece assistito ad un limitato sviluppo di impianti a biogas (circa 500 MWe installati al 2012), sovente<br />

non controllato rispetto alle filiere di approvvigionamento, soprattutto nel nord Italia dove si<br />

concentrano la maggior parte degli allevamenti zootecnici.<br />

Nel merito delle centrali a biomassa legnosa – il maggiore potenziale bioenergetico Italiano con la più<br />

elevata ricaduta occupazionale – si sono in effetti avviate alcune iniziative industriali di rilievo,<br />

sempre nel nord Italia, quasi sempre però basate sull’impiego di tecnologie mature, caratterizzate da<br />

costi e parametri di efficienza non adeguati a remunerare gli alti costi delle filiere locali italiane.<br />

Anche in questo caso, quindi, i flussi principali di approvvigionamento sono risultati quelli esteri.<br />

Il giudizio sulla politica energetica nazionale sinora attuata non può ritenersi pertanto pienamente<br />

positivo, perché si sono perse molte occasioni di sviluppo locale.<br />

Pur con illuminanti esempi e stimoli provenienti dall’esperienza europea, e da studi di potenziale<br />

non sottovalutabili (vedi illustrazione a lato) non ci si è resi conto – e questa mancanza di<br />

consapevolezza permane ancora oggi in molti settori della politica italiana e regionale - che la<br />

presenza e lo sviluppo di una domanda<br />

interna di biomassa è un potente stimolo<br />

alla realizzazione di interventi di<br />

miglioramento colturale dei boschi<br />

degradati, di rivalutazione delle aree<br />

agricole marginali, di stabilizzazione delle<br />

condizioni idrogeologiche, oltre a<br />

rappresentare un potente volano per la<br />

creazione di occupazione nel settore<br />

dell’economia forestale, piuttosto che una<br />

positiva integrazione di reddito per<br />

l’agricoltura.<br />

Un esempio in tal senso è dato dalla<br />

possibilità di rendere economicamente<br />

sostenibili tagli orientati a favorire<br />

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