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Il segreto di Maria Maddalena

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<strong>Il</strong> <strong>segreto</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Maddalena</strong><br />

«Nella risposta che il Maestro ha dato a Caifa – iniziò Pietro – è<br />

chiaro che il Maestro abbia rinunciato, in quei momenti drammatici,<br />

alla consegna del <strong>segreto</strong> messianico 43 riconoscendosi come Messia<br />

sulle tracce <strong>di</strong> quanto aveva già rivelato ai suoi <strong>di</strong>scepoli più intimi. 44<br />

Ma, davanti al Sinedrio, il Maestro non si è proclamato come un messia<br />

umano e tra<strong>di</strong>zionale, ma come il Signore che può riven<strong>di</strong>care la<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>vina descritta nel Salmo 110». «Cioè?» chiese Filippo.<br />

«In questo Salmo – riprese Pietro – si fa riferimento a un personaggio<br />

misterioso <strong>di</strong> origine celeste. Ci viene descritto come seduto alla destra<br />

del Padre con i pie<strong>di</strong> poggiati sul corpo dei suoi nemici. È chiaro,<br />

comunque, che quando il Maestro affermava che gli ebrei avrebbero<br />

visto il figlio dell’uomo (seduto alla destra <strong>di</strong> Dio) venire sulle nubi del<br />

cielo, parlava <strong>di</strong> un trionfo del tutto spirituale ed escatologico».<br />

«Ma c’è dell’altro – intervenne Nicodemo –. Nel momento in cui<br />

Gesù si è proclamato “figlio <strong>di</strong> Dio” potrebbe aver realizzato una rottura<br />

con la nostra religione visto che un uomo non può farsi Dio, così<br />

come Dio non può farsi uomo. La sua frase poteva essere interpretata<br />

come un passo pericoloso verso quel politeismo <strong>di</strong> stampo romano<br />

che già minaccia da vicino il nostro popolo. Dio doveva restare quello<br />

<strong>di</strong> sempre: uno e in<strong>di</strong>visibile. Le parole <strong>di</strong> Gesù – concluse Nicodemo<br />

– potevano consentire a Caifa <strong>di</strong> imbrogliare le carte». «Caifa – affermò<br />

Giuseppe – vuole che il Maestro muoia, ma non può essere lui<br />

a condannarlo visto che le condanne a morte sono appannaggio esclusivo<br />

dei romani. Chissà che cosa s’inventerà per convincere Pilato <strong>di</strong><br />

trovarsi davanti a un criminale meritevole della crocefissione...».<br />

<strong>Il</strong> silenzio era calato su <strong>di</strong> noi. Era quasi l’alba. Mi strinsi a Simone<br />

lo Zelota che stava seduto accanto a me. «Potrebbero uccidere il Maestro?»<br />

gli chiesi. «<strong>Il</strong> solo pensiero mi terrorizza. <strong>Il</strong> mondo perderebbe<br />

l’unico uomo che potrebbe cambiarlo» mi rispose abbassando lo<br />

sguardo.<br />

Come era da prevedere, il Maestro fu portato dai sacerdoti del Tempio<br />

al cospetto <strong>di</strong> Pilato. Nessuno <strong>di</strong> noi era presente. Quello che avvenne<br />

fra loro è, quin<strong>di</strong>, avvolto nel mistero. Secondo quanto ci riferì<br />

Giuseppe d’Arimatea, Pilato ricevette subito i sacerdoti anche se appariva<br />

<strong>di</strong> cattivo umore. Come sua abitu<strong>di</strong>ne, volle tagliare corto ricordando<br />

ai sacerdoti che non gli interessava che il Maestro avesse<br />

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