Il segreto di Maria Maddalena

Il “ritorno” del Maestro andava, comunque, preparato evitando il pericolo
di far precipitare gli eventi. Il gruppo dei discepoli era rimasto,
per nostra fortuna, abbastanza compatto anche se l’opera di proselitismo
procedeva con grande difficoltà. La verità è che i discepoli del
Maestro apparivano, agli occhi di molti, come soggetti pericolosi;
degli emarginati visionari, cioè, che seguivano gli insegnamenti incomprensibili
di un falegname galileo. Non solo, gli informatori del
Sinedrio riferivano ai sacerdoti che i discepoli parlavano di “scomparsa”
del Maestro e non di morte, quasi che la parola morte fosse una
parola da bandire. Questa “scomparsa” era difesa da un alone di mistero
come se fosse un avvenimento eccezionale che solo loro potevano
conoscere e spiegare.
Presto cominciarono violenze e minacce di ogni tipo nei loro confronti.
Si distingueva, in quest’opera di fanatismo settario, un certo
Saulo, un ebreo dottore della Legge che proveniva da Tarso, una
grande e ricca città di commercianti della pianura orientale della Cilicia.
Un ebreo della diaspora che parlava in greco e che era nato e
cresciuto fuori della Palestina. Si diceva che fosse venuto da Gerusalemme
come discepolo di Gamaliele 59 e che fosse entrato a far parte
del gruppo dei farisei.
Io lo incontrai per caso quando partecipò alla lapidazione di Stefano.
60 Vidi un uomo di bassa statura e di aspetto insignificante. I suoi
tratti erano assolutamente comuni. Precocemente calvo, con la barba
corta e rada. Un naso lungo e adunco che gli conferiva un’espressione
fanatica e sinistra. Quanta differenza fra lui e il nostro Maestro! Eppure
quest’uomo, all’apparenza così sgradevole, sapeva suscitare emozioni
che facevano breccia nel cuore delle masse accendendo paure
nascoste. Era, senz’altro, un personaggio capace d’emanare un grande
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Capitolo XV