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L’unico a non sentire la fatica era Simone lo zelota che portava sulle<br />
spalle quel peso che ci avrebbe assicurato la sopravvivenza per qualche<br />
giorno. Alla porta <strong>di</strong> Magdala, segnalai al Maestro un povero che<br />
aveva bisogno delle nostre cure. Si trattava <strong>di</strong> un vecchio malato, piccolo,<br />
malfermo sulle gambe, <strong>di</strong> età indefinibile. Aveva lo sguardo <strong>di</strong><br />
chi, dalla vita, si aspetta solo dolore e miseria e si meravigliò che ci offrissimo<br />
<strong>di</strong> aiutarlo. <strong>Il</strong> Maestro fece quanto era in grado <strong>di</strong> fare. «Siate<br />
benedetti» ci <strong>di</strong>sse il vecchio quando ci salutammo. «Benedetto sia il<br />
Padre» gli rispose il Maestro, <strong>di</strong>spiaciuto <strong>di</strong> non essere riuscito a fare<br />
<strong>di</strong> più. Poi si mise in cammino davanti a noi vittima, forse, <strong>di</strong> uno dei<br />
suoi momenti <strong>di</strong> depressione profonda durante i quali si rivelava vulnerabile.<br />
Come noi, forse <strong>di</strong> più.<br />
Simone lo zelota, che assumeva spesso atteggiamenti protettivi nei<br />
suoi confronti, affermava che Gesù vedeva segni lontani che noi non<br />
potevamo immaginare. Si spinse fino al punto <strong>di</strong> rivelarmi che Pietro,<br />
Giovanni e Giacomo erano convinti che Gesù fosse, spesso, portato<br />
in regioni lontane dove entrava in contatto con spiriti dai quali riceveva<br />
consigli e rivelazioni.<br />
Da parte mia, i suoi lunghi silenzi mi davano angoscia e cercavo <strong>di</strong><br />
superarla <strong>di</strong>alogando mentalmente con lui. Era un rime<strong>di</strong>o per sentirmi<br />
meno sola. Ma il vuoto che provavo in quei momenti restava,<br />
comunque, incolmabile. La verità è che avevo bisogno <strong>di</strong> sentire il<br />
calore del suo corpo, avevo bisogno <strong>di</strong> abbandonarmi, piccola e debole,<br />
fra le sue braccia. <strong>Il</strong> mio corpo <strong>di</strong> giovane donna e la mia sensualità<br />
(ormai definita) bussavano continuamente alla porta.<br />
Quella notte, mentre Simone lo zelota dormiva profondamente,<br />
decisi <strong>di</strong> avvicinarmi al Maestro. Gesù dormiva, finalmente sereno,<br />
avvolto nel suo “caffettano” 18 lungo e bianco. Provavo un’emozione<br />
fortissima che mi spezzava il respiro. Capivo che quel pochi minuti<br />
potevano cambiare la mia vita. Fu in quel momento che il Maestro si<br />
svegliò e mi fissò con un sorriso strano, fra il confuso e il sorpreso.<br />
Ricordo che allargò le braccia e che mi tenne vicino per tutta la notte<br />
senza che accadesse quello che, stranamente, non desideravo più. Vicino<br />
al Maestro mi sentivo protetta da tutto e da tutti. Le pre<strong>di</strong>zioni<br />
in base alle quali avrei avuto più dolori che gioie e quel <strong>segreto</strong> che<br />
avrebbe con<strong>di</strong>zionato tutta la mia vita mi apparivano come qualcosa<br />
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Capitolo V