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Il segreto di Maria Maddalena

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alla larga anche dai <strong>di</strong>scorsi dei sacerdoti che approfittavano della nostra<br />

fragile credulità.<br />

Ad un tratto sentii un grido: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?».<br />

<strong>Il</strong> Maestro, anche in punto <strong>di</strong> morte, restava alla ricerca<br />

<strong>di</strong> un Dio del quale avvertiva la tragica assenza. In quella frase c’era<br />

tutta la sua terribile delusione.<br />

<strong>Il</strong> sole, intanto, cominciava a calare. Mi si avvicinò Giovanni, il giovane<br />

che il Maestro amava come un figlio. Non piangeva più. <strong>Il</strong> volto<br />

era cupo e a<strong>di</strong>rato. Cercò <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi qualcosa, ma il tremore delle labbra<br />

glielo impedì. Dopo qualche istante sorrise, pieno <strong>di</strong> amarezza,<br />

mi fissò a lungo e: «<strong>Maddalena</strong> – mi <strong>di</strong>sse – Dio non esiste. Dio è soltanto<br />

una favola. Una favola inventata dai sacerdoti per dominarci».<br />

Giovanni, dopo la crocefissione del nostro Maestro, non sarebbe<br />

più stato lo stesso? Lo vi<strong>di</strong> oppresso e angosciato quasi avesse un peso<br />

sul petto che gli impe<strong>di</strong>va <strong>di</strong> respirare. Ad un tratto, interruppe brevemente<br />

il filo dei suoi pensieri perché il Maestro aveva ripetuto con<br />

un tono <strong>di</strong> voce che ci straziava la sua frase terribile: «Dio mio, Dio<br />

mio perché mi hai abbandonato?». La croce del Maestro <strong>di</strong>stava rispetto<br />

a noi <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> metri. Mi alzai e mi inginocchiai davanti a<br />

lui stringendogli le caviglie con le braccia e con le mani. Gli baciai le<br />

ferite facendogli sentire l’interno delle mie labbra e riempii <strong>di</strong> baci i<br />

suoi poveri pie<strong>di</strong> inchiodati. I suoi occhi e il suo respiro (che trovavo<br />

così strano) mi seguirono come un ombra finché Longino allargò le<br />

braccia, quasi a scusarsi, e mi <strong>di</strong>sse che dovevo ritornare nel punto<br />

dove erano ammessi i parenti dei condannati.<br />

Era il giorno <strong>di</strong> preparazione alla festività del sabato, la parasceve.<br />

I giudei chiesero a Pilato che fossero spezzate le gambe ai condannati<br />

e che fossero portati via affinché i corpi non rimanessero sulla croce<br />

durante il giorno solenne. Vennero, quin<strong>di</strong>, dei soldati e spezzarono<br />

le gambe dei due zeloti, prima all’uno poi all’altro. Quando fu il turno<br />

del Maestro, videro che era già morto e non gli spezzarono le<br />

gambe,ma uno dei soldati, forse Longino, 52 gli colpì il fianco con la<br />

sua lancia e, subito, ne uscì sangue e acqua.<br />

Sopraggiunta la sera, Giuseppe d’Arimatea andò coraggiosamente<br />

da Pilato per chiedere il corpo del Maestro. Giuseppe ci raccontò che<br />

Pilato era rimasto meravigliato del fatto che Gesù fosse già morto e<br />

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Capitolo XIII

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