Il segreto di Maria Maddalena

Camminammo in silenzio per un paio d’ore poi ci fermammo e decidemmo
di passare la notte vicino a Nazaret, il villaggio del Maestro,
quel villaggio che il Maestro (quando parlava della sua infanzia) definiva
“il tempio della gioia”. L’indomani, facemmo visita a sua madre
sempre delicata, sorridente e rassegnata. I fratelli e le sorelle non
c’erano. C’erano, in compenso, diversi bambini che ci guardavano con
curiosità. Il Maestro li accarezzò con dolcezza quasi affascinato dalla
trasparenza dei loro sguardi innocenti. Poi, salutammo tutti con affetto
e ci avviammo verso Cafarnao, a pochi chilometri dall’imbocco
del fiume Giordano.
Il Maestro guarì molti malati e predicò in sinagoga. La sua fama era
ormai tale che uno dei farisei lo invitò a mangiare con lui. Il Maestro
accettò e noi lo accompagnammo.
Fuori dalla casa del fariseo fummo “accolti” da vecchi mendicanti e da
giovani prostitute che si aggiravano furtive come cagne disperate e affamate.
Gesù, sempre pronto a chinarsi verso i più deboli, ordinò a Simone
lo Zelota di “sacrificare” quanto era avanzato della frutta e delle
focaccine che ci aveva donato il rabbino. La prospettiva di mangiare dal
fariseo ci aveva reso più generosi. Vuotammo, quindi, i piccoli sacchi.
Entrati nella casa del fariseo, cominciammo a mangiare in un clima
di serenità e di abbondanza. Il Maestro, seduto accanto al vecchio fariseo
(che lo trattava come un figlio) sembrava aver ritrovato la serenità
dei suoi momenti migliori. Stava, appunto, sorridendomi con
affetto, quando una giovane prostituta che avevamo già incontrato
davanti alla casa entrò e si inginocchiò, piangendo, ai suoi piedi implorando
il perdono. Guardai il fariseo e gli invitati. Tutti reagivano,
al gesto della prostituta, con espressioni di sdegno. Gesù, invece, sollevò
da terra la ragazza, spezzò il pane con lei e la invitò a sedersi vi-
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