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«<strong>Il</strong> primo contatto con il sacrificio umano che conosciamo è quello<br />
che riguarda Abramo, il capostipite del nostro popolo – incominciò il<br />
Maestro –. La storia la conosciamo tutti. Per mettere alla prova la fede<br />
<strong>di</strong> Abramo. Dio gli or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> sacrificare Isacco, l’unico figlio maschio<br />
avuto da Sara (sua moglie) in età ormai avanzata. Abramo soffre, non<br />
comprende, ma ubbi<strong>di</strong>sce. Per fortuna, la voce <strong>di</strong> Dio blocca il sacrificio<br />
mentre Isacco è già steso e legato su un altare improvvisato.<br />
Stiamo parlando <strong>di</strong> un periodo storico <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile definizione. Quello<br />
che mi stupisce è che l’atteggiamento <strong>di</strong> Abramo sia stato più <strong>di</strong> dolore<br />
che <strong>di</strong> stupore. Segno evidente che, a quei tempi, il sacrificio<br />
umano non era ritenuto qualcosa <strong>di</strong> assurdo, <strong>di</strong> criminale e <strong>di</strong> impensabile».<br />
«Possiamo considerarlo un sacrificio espiatorio rientrato all’ultimo<br />
momento?» domandò Bartolomeo. «No – gli rispose il Maestro<br />
– in questo caso parlerei <strong>di</strong> sacrificio votivo, come <strong>di</strong> sacrificio votivo<br />
parlerei nel caso <strong>di</strong> Iefte, uno dei gran<strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci d’Israele. Nel periodo<br />
precedente l’avvento della monarchia, intorno a 1200 anni fa, nella<br />
guerra contro gli ammoniti – riprese il Maestro – Iefte è chiamato a<br />
guidare l’esercito. Prima della battaglia decisiva fa un voto: offrirà, in<br />
sacrificio al Signore, chi, per primo, gli andrà incontro al suo vittorioso<br />
ritorno. Per ironia della sorte, la persona che gli va incontro per<br />
prima è sua figlia e Iefte non può che mantenere la sua promessa. <strong>Il</strong><br />
dolore non gli impe<strong>di</strong>rà, comunque, <strong>di</strong> compiere altre imprese gloriose,<br />
<strong>di</strong> dominare la sua tribù, <strong>di</strong> essere giu<strong>di</strong>ce d’Israele per sei anni<br />
e <strong>di</strong> essere sepolto nella sua patria».<br />
«Ma le popolazioni vicine si comportavano ancora peggio, no?» osservò<br />
Tommaso facendo puntualmente sfoggio del suo vivace spirito<br />
<strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zione e del suo amore per la <strong>di</strong>alettica «Puoi giurarci –<br />
<strong>di</strong>chiarò il Maestro con un sorriso – ti basti pensare al sacrificio del<br />
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Capitolo IX