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Fiabe bergamasche - Vittorio Volpi

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Era così grande il suo odio contro i due figliastri e particolarmente<br />

contro la giovinetta, che manifestò l'intenzione di ucciderla. Per buona<br />

ventura i due fratelli si accordarono in tempo di fuggire dalla casa<br />

paterna. Soli soletti e senza conoscenza dei luoghi si smarrirono in un<br />

foltissimo bosco. Il fratello si sentiva abbruciare dalla sete quando<br />

giunsero ad un piccolo fonte, sopra il quale stava scritto: « Chi beve<br />

di quest'acqua, un asino diventerà» ( 100 ). Il pensiero della sorte infelicissima<br />

di quest'animale gli diede forza per sopportare ancora l'ardentissima<br />

sete. Giunse ad altra fonte, sopra la quale si leggeva: « Chi beve<br />

di quest'acqua, uno scorpione diventerà ». La buona sorella lo scon/giurò<br />

di voler piuttosto morire che vedersi tramutato in un insetto,<br />

che per la sua schifezza e pel suo veleno sarebbe presto schiacciato.<br />

Il povero assetato si arrese alle istanze della sorella; ma giunto ad altra<br />

fonte su cui era scritto: « Chi beve di quest'acqua, un leone d'oro diventerà<br />

», volle bere e la metamorfosi si fece ( 101 ) immantinente. Era<br />

però un leone d'oro vivo, ed intelligente come un cristiano. Non si<br />

staccava mai un solo istante dalla sorella, che si era ricoverata in una<br />

capannina di pastori e deserta. Penuriava di tutto, quando un giorno<br />

sopravvenne un cane con un pane in bocca, e glielo depose ai piedi<br />

e fuggì via. Era il cane del figliuolo del re, e nei giorni successivi ritornò<br />

sempre a compiere la stessa pietosa azione. I servi, che si erano<br />

accorti della sottrazione del pane operata dal cane, ebbero ordine di<br />

seguirne i passi e lo stesso principe volle essere con loro. Le tracce ( 102 )<br />

del cane generoso / lo condussero davanti alla giovane solitaria, da<br />

cui apprese la dolorosa istoria. Il principe ne sentì compassione e la<br />

invitò a volerlo seguire alla corte, dove avrebbe trovato asilo sicuro.<br />

La giovane accettò a condizione che vi accogliesse anche il fedele leonino.<br />

Non andò guari che il figliuolo del re, invaghitosi grandemente<br />

della bellezza e delle virtù della sua ospite, volle farla sua sposa. Vivevano<br />

felicissimi i conjugi reali; ma la loro felicità era di sommo tormento<br />

alla cattiva matrigna, che ne era fatta consapevole. Con fina<br />

scaltrezza riuscì a farsi accettare in qualità di serva presso la famiglia<br />

reale. Ne fu inquieto il leonino ed ancor più la sua sorella; ma questa<br />

non si fece scorger per nulla dal suo reale consorte: anzi ostentò confidenza<br />

nella vecchia serva, ed un giorno se [ne] lasciò perfino accompagnare<br />

ad una passeggiata in riva al mare. Quivi l'infame matrigna<br />

( 100 ) Riferisco le precise parole della mia narratrice. (Nota del Tiraboschi).<br />

( 101 ) «Si fece» corregge in interlinea «divenne» cancellato.<br />

( 102 ) Nel testo « traccie ».<br />

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