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Fiabe bergamasche - Vittorio Volpi

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Nel tempo che gli rimane libero dagli impegni scolastici completa la<br />

raccolta di materiale linguistico e folcloristico bergamasco iniziato da<br />

tempo, come dichiara in una nota Al lettore del volume Parre ed il<br />

gergo de' suoi pastori, che pubblica proprio in quegli anni:<br />

Nato e cresciuto fra i monti di questa nostra Provincia, sino dall'adolescenza<br />

meravigliai della varietà e ricchezza de' dialetti che vi si parlano, e dell'impronta<br />

di loro antichità e originalità. Compresi per tempo come l'idioma bergamasco<br />

sia stato meritatamente sopra molti altri; quindi si accese in me<br />

amorosa curiosità di raccogliere i materiali linguistici più peregrini, ed insieme<br />

le correlative tradizioni ed i proverbi, che in grande copia trovansi sparsi<br />

nelle nostre valli. In capo ad alcuni anni mi trovai possessore di tanto materiale<br />

da poter formare un volume in 8° di forse 1200 pagine.<br />

Gli avvenimenti politici che stanno travagliando in questi anni l'Italia<br />

non lo lasciano indifferente: si arruola volontario coi garibaldini nella<br />

spedizione del '66; rimastovi ferito, ritorna in capo a pochi mesi ( 4 ),<br />

e riprende la sua attività di insegnante ( 5 ).<br />

Nei primi mesi del 1871 si sposa con Clementina Vergani ( 6 ) da cui<br />

( 4 ) In un diploma che accompagnava l'assegnazione della relativa medaglia si legge:<br />

« Il Comandante il Deposito Centrale dei Volontari dichiara che il volontario Antonio<br />

Tiraboschi [...] ha fatto la campagna di guerra del 1866 contro gli Austriaci<br />

per l'indipendenza d'Italia nel 5° Reggimento, per cui ha diritto a fregiarsi della<br />

Medaglia suddetta accompagnata dalla fascetta della Compagnia Besso. Dato in Como<br />

23.IV.1867 ». L'amico Rota ai primi d'agosto gli scrive: « Si tenga sano e se si<br />

accende di nuovo la guerra si preservi dalle palle ».<br />

( 5 ) Una relazione che invia al direttore delle Scuole Tecniche, riportata in AT, può<br />

dare un'idea di come si insegnasse a quel tempo la lingua straniera: « Nei primi<br />

mesi del presente anno scolastico [la relazione è datata 20.7.1869] l'insegnamento<br />

nel secondo corso procedeva piuttosto lentamente, a cagione di un certo numero di<br />

allievi, che erano destituiti di principj fondamentali o di attitudine per la mia<br />

materia. Per buona fortuna della maggioranza della scolaresca coloro andarono diradando,<br />

e le lezioni poterono progredire più spedite, tanto che si ottennero risultati<br />

soddisfacenti. Con esercizj non interrotti di traduzione dall'una nell'altra lingua,<br />

colla lettura quotidiana e collo studio a memoria di pezzi d'autori classici, e particolarmente<br />

collo studio di dialoghi che poi si ripetevano in classe, parecchi progredirono<br />

per modo da poter tenere brevi conversazioni, ciò che mi dà buona caparra<br />

pel venturo anno scolastico. [...] La disciplina fu sempre buonissima nei due corsi<br />

[...]». Oltre al normale impegno di professore, dava anche lezioni private per<br />

varie ore la settimana. Impartiva lezioni di dialetto bergamasco agli imprenditori<br />

svizzeri che stavano installando in Val Seriana le prime industrie di tessitura.<br />

( 6 ) L'aveva probabilmente conosciuta quando andava in casa dell'ingegnere Vergani<br />

per dare lezioni private. Il 7 aprile 1871 le scrive di come è stata accolta da suo<br />

padre e dagli altri familiari la notizia: « Appena scambiati i saluti coi miei parenti<br />

si incominciò a parlare di Lei e credo che non si muterà discorso presto. Le posso<br />

proprio assicurare colla massima compiacenza che la notizia fu accolta col maggior<br />

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