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2009 - Gustolocale

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Una verdura da Re<br />

Da ortaggio selvatico, bianco e amaro a delizia arancione in onore degli Orange.<br />

La carota attraverso i secoli<br />

8<br />

Uno degli ortaggi più conosciuti e coltivati nei nostri orti è la carota, anche<br />

perché è uno dei più preziosi per la salute dell’uomo. Chi di noi può dire di non<br />

avere mai masticato, da bambino, la sua radice cruda e di non averla trovata<br />

dolce e gustosa nonostante la durezza delle sue fibre?<br />

Forse non tutti lo sanno ma la carota come le conosciamo oggi, con il suo tipico<br />

colore arancione, anticamente, o almeno fino al Rinascimento, era un ortaggio<br />

selvatico, amaro, di colore biancastro, con una buccia abbastanza coriacea ed<br />

un’anima fibrosa. La carota, dal greco karoton, derivante a sua volta da un termine<br />

sanscrito, è un tubero originario appunto dell’Asia Minore. Più di due millenni<br />

fa la carota, allora dalla polpa bianca e fibrosa, era poco diffusa in Europa,<br />

dove solo nel 1500 si iniziò a coltivarla, incrociandone le verità e selezionando<br />

quelle più croccanti e colorate che oggi conosciamo.<br />

La carota (Daucus carota) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle<br />

ombrellifere, sulle cui origini esistono tesi differenti. Sebbene da secoli cresca<br />

spontaneamente in area mediterranea, alcuni studi ritengono provenga dall’area<br />

indoeuropea, in particolare dall’Afghanistan, ove sono ancora coltivate carote<br />

che presentano un colore dal viola al quasi nero. Ed è proprio da queste che ne<br />

sono derivate le varietà a radice gialla (dal sapore molto forte) e quelle a radice<br />

arancione che coltiviamo abitualmente.<br />

Per lungo tempo le furono preferite la rapa e la pastinaca (Daucus sativus);<br />

cominciò ad essere apprezzata solo in epoca rinascimentale, per entrare nella<br />

grande coltura all’inizio del secolo XIX. Come tutte le “rape” infatti (con tale<br />

termine si identificavano tutte quelle piante coltivate per le loro radici carnose e<br />

commestibili) era considerata poco più che un semplice foraggio per le bestie<br />

o un alimento per le mense dei poveri. Era già conosciuta ed utilizzata dai Greci<br />

e dai Romani, che però se ne interessarono pochissimo, apprezzandola per le<br />

sue proprietà medicinali e considerandola, per il suo aspetto fallico, cibo afrodisiaco<br />

per curare l’impotenza maschile. Proprio i Greci prima ed i Romani poi<br />

approfondirono le nozioni recuperate dagli Egizi sulle proprietà della pianta di

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