2009 - Gustolocale
2009 - Gustolocale
2009 - Gustolocale
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Una verdura da Re<br />
Da ortaggio selvatico, bianco e amaro a delizia arancione in onore degli Orange.<br />
La carota attraverso i secoli<br />
8<br />
Uno degli ortaggi più conosciuti e coltivati nei nostri orti è la carota, anche<br />
perché è uno dei più preziosi per la salute dell’uomo. Chi di noi può dire di non<br />
avere mai masticato, da bambino, la sua radice cruda e di non averla trovata<br />
dolce e gustosa nonostante la durezza delle sue fibre?<br />
Forse non tutti lo sanno ma la carota come le conosciamo oggi, con il suo tipico<br />
colore arancione, anticamente, o almeno fino al Rinascimento, era un ortaggio<br />
selvatico, amaro, di colore biancastro, con una buccia abbastanza coriacea ed<br />
un’anima fibrosa. La carota, dal greco karoton, derivante a sua volta da un termine<br />
sanscrito, è un tubero originario appunto dell’Asia Minore. Più di due millenni<br />
fa la carota, allora dalla polpa bianca e fibrosa, era poco diffusa in Europa,<br />
dove solo nel 1500 si iniziò a coltivarla, incrociandone le verità e selezionando<br />
quelle più croccanti e colorate che oggi conosciamo.<br />
La carota (Daucus carota) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle<br />
ombrellifere, sulle cui origini esistono tesi differenti. Sebbene da secoli cresca<br />
spontaneamente in area mediterranea, alcuni studi ritengono provenga dall’area<br />
indoeuropea, in particolare dall’Afghanistan, ove sono ancora coltivate carote<br />
che presentano un colore dal viola al quasi nero. Ed è proprio da queste che ne<br />
sono derivate le varietà a radice gialla (dal sapore molto forte) e quelle a radice<br />
arancione che coltiviamo abitualmente.<br />
Per lungo tempo le furono preferite la rapa e la pastinaca (Daucus sativus);<br />
cominciò ad essere apprezzata solo in epoca rinascimentale, per entrare nella<br />
grande coltura all’inizio del secolo XIX. Come tutte le “rape” infatti (con tale<br />
termine si identificavano tutte quelle piante coltivate per le loro radici carnose e<br />
commestibili) era considerata poco più che un semplice foraggio per le bestie<br />
o un alimento per le mense dei poveri. Era già conosciuta ed utilizzata dai Greci<br />
e dai Romani, che però se ne interessarono pochissimo, apprezzandola per le<br />
sue proprietà medicinali e considerandola, per il suo aspetto fallico, cibo afrodisiaco<br />
per curare l’impotenza maschile. Proprio i Greci prima ed i Romani poi<br />
approfondirono le nozioni recuperate dagli Egizi sulle proprietà della pianta di