2009 - Gustolocale
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Da questa rilevazione è nata l’idea di Veronelli di far conoscere quello<br />
che lui inizialmente chiamava “giacimento gastronomico”, qualcosa di<br />
prezioso da salvaguardare. Ci si rese subito conto che le reperibilità e le<br />
riconoscibilità erano difficili per un patrimonio immenso da preservare e<br />
garantire. Fu durante il Vinitaly del 1999 che fu scelto il nome De.Co.<br />
Allo stato attuale abbiamo Luca Zaia fortemente interessato a questo<br />
progetto che dichiara essere “di cultura e di colture e si sta<br />
studiando la possibilità di chiamare De.Co. anche prodotti non gastronomici.<br />
In un mondo globalizzato, ha dichiarato, si devono valorizzare<br />
le specificità”<br />
In effetti (è chiamata, questa, la teoria dei cru) la posizione di terra migliore<br />
all’interno di un terreno vocato ed ogni posizione di terra è diversa<br />
da quella che le sta accanto. Accettato questo principio lo è anche, per<br />
logica, quello delle De.Co.<br />
E Vicenza? Un importante lavoro è stato fatto da Vicenza È che ha sempre<br />
creduto nell’iniziativa e nella validità della offerta, seguendo passo<br />
passo il lavoro dei Comuni per ottenere la De.Co. Ben 12 Comuni hanno<br />
depositato prodotti: dal radicchio rosso di Asigliano al mais di Marano,<br />
dai fagioli di Posina alla patata di Rotzo, dal vino Clinto di Villaverla al<br />
broccolo fiolaro di Creazzo. Ed altri Comuni si stanno dando da fare:<br />
sanno De.Co. i bisi di Lumignano, il formaggio di Altissimo e la mostarda<br />
vicentina di Montecchio Maggiore.<br />
Il tutto per far riconoscere la validità dei nostri prodotti, la radice delle<br />
buone cose delle nostre tavole, in quest’Italia che ha nelle differenze il<br />
valore principale.<br />
Alfredo Pelle