2009 - Gustolocale
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Amarone Amaro<br />
L’anteprima Amarone 2005 si è chiusa con molte ombre sul presente e futuro di<br />
questo vino. Ma qualche luce lascia ben sperare<br />
E così abbiamo archiviato anche l’Anteprima Amarone 2005. Cosa dire, al<br />
di là delle polemiche che in questi giorni stanno riempiendo un po’ tutti i<br />
siti ed i blog specializzati su cos’è o, meglio, quale dovrebbe essere l’Amarone<br />
vero ed autentico, chi è il depositario della verità in tema di appassimento<br />
delle uve e chi più ne ha, più ne metta? Da dire, a mio giudizio c’è<br />
molto, tutto opinabile per carità, a cominciare dalla collocazione dell’Anteprima.<br />
Non intendo la collocazione logistica, anche se il trasferimento<br />
dal Palazzo della Gran Guardia a Palazzo Giusti ha penalizzato non poco<br />
la manifestazione con i suoi spazi angusti. Mi riferisco, piuttosto, alla data<br />
della manifestazione. Capisco tutte le motivazioni commerciali, capisco<br />
la necessità di anticipare sempre il mercato, ma che senso ha collocare<br />
l’Anteprima di un Amarone a poco più di tre anni dalla vendemmia se poi<br />
tutti riconosciamo che, forse sì, qualche mese in più in botte e in bottiglia<br />
non avrebbe fatto male al vino? Soprattutto se consideriamo che l’80%<br />
di coloro che frequentano l’anteprima dell’Amarone non sono in grado di<br />
cogliere le potenzialità di un vino ancora immaturo. E quindi comincio con<br />
una provocazione che, sono il primo ad ammetterlo, rischia di rimanere un<br />
puro esercizio di retorica: saltiamo un anno e riprendiamo nel 2011 con<br />
Amarone 2006! Certo questo presupporrebbe anche una rivisitazione del<br />
disciplinare di produzione e tante altre cose ma, alle volte, bisogna anche<br />
avere il coraggio di affrontare la realtà.<br />
La realtà<br />
Bei numeri quelli forniti dal Consorzio della Vapolicella: otto milioni e mezzo<br />
di bottiglie di Amarone vendute nel 2008 non sono noccioline. E ancora:<br />
l’intenzione di arrivare a sedici milioni di bottiglie in pochi anni, l’aumento,<br />
dal 1997 al 2008, della produzione delle uve destinate a Recioto e Amarone<br />
da 8,2 a 29,8 milioni di chili (ma la produzione totale delle uve in Valpolicella,<br />
nello stesso periodo, è passata “solo” da 49,8 a 71,8 milioni di<br />
chili) sono numeri da far tremare i polsi. Siamo proprio sicuri che il mercato<br />
potrà assorbire questo aumento produttivo?<br />
E se lo farà come reagiranno i prezzi? Non è che rischiamo di invadere un<br />
mercato, che sicuramente non brilla per capacità ricettiva, con un’offerta<br />
eccessiva che potrebbe comportare una riduzione dei prezzi ben sotto i<br />
costi di produzione (che, ricordiamo, per l’Amarone sono molto alti) a tutto