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2009 - Gustolocale

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più all’idromele e oggi la sua produzione è assai rara: solo<br />

pochi appassionati lo producono e per lo più per consumo<br />

personale. Nel resto d’Europa ci sono ancora luoghi dove<br />

viene regolarmente consumato. Lo possiamo trovare in Bretagna,<br />

in Repubblica Ceca, in Slovacchia, in Polonia, nei paesi<br />

scandinavi e in tutti i paesi nordici.<br />

Alcune curiosità<br />

Oggi con la riscoperta della cultura Celtica, e in particolare in<br />

occasione di feste Celtiche, riemerge il consumo e la diffusione<br />

della bevanda degli dei. Per questo abbiamo voluto incontrare<br />

Achille Vaccari del Silicon Kafe di Thiene, promotore del Venigallia<br />

Celtic Festival, che ci ha spiegato molte cose sull’idromele.<br />

La sacralità dell’ape quale animale messaggero del cielo,<br />

che trasforma il sole in miele, e l’acqua vista come la linfa<br />

vitale che scorre nelle vene della madre terra, rendono<br />

l’Idromele sacro presso i Celti, come essenza del divino<br />

nell’unione fra cielo e terra. Nella mitologia indoeuropea<br />

l’Idromele è la bevanda tipica dell’aldilà.<br />

Nell’Europa celtica (IX°-I° sec. a.C.) era bevuto dai Druidi e dalle<br />

tribù nelle cerimonie sacre che scandivano il ritmo delle stagioni.<br />

Si consumava nelle feste di Samonios (l’odierno Ognissanti<br />

a novembre) capodanno celtico, ad Imbolc (il giorno della Candelora<br />

a febbraio) festa di fi ne inverno e rinascita della natura, a<br />

Beltane (maggio) festa propiziatoria di fertilità durante la quale<br />

venivano celebrati i matrimoni, a Lugnasad (agosto) festa di ringraziamento<br />

per i doni della stagione agricola, ed infi ne agli equinozi di autunno e<br />

primavera e nei solstizi d’estate e d’inverno. L’uso era fi nalizzato ad ottenere<br />

l’ebbrezza alcolica per potersi avvicinare al divino fi no ad incontrarlo.<br />

In molte tombe principesche dell’Europa del VI°-IV° secolo a.C., sono stati<br />

trovati recipienti con resti d’Idromele quale riserva del defunto per il Sidhe,<br />

l’aldilà celtico.<br />

“Ecco il perché nella nostra festa “Venigallia” abbiamo voluto riproporlo - ci<br />

spiega Vaccari - il problema era reperirlo in commercio. Ci siamo dati da fare<br />

girando per mezza Europa fi nché, scovata un’azienda polacca che produce<br />

un ottimo prodotto, grazie alla collaborazione dell’importatore Nicola Manes<br />

siamo riusciti avere il nostro Idromele Venigallia.”<br />

“Su come berlo e a quali cibi accompagnarlo - continua Vaccari - ognuno può<br />

sbizzarrirsi con la propria creatività. Sulla base della mia esperienza vi consiglio di<br />

servirlo sempre fresco (10° - 12°), per un brindisi fra amici, con della pasticceria<br />

secca, come aperitivo, o nel dopo pasto con i dolci, proprio<br />

come per i vini bianchi dolci, fermi o spumanti. Ben si accompagna<br />

ai nostri formaggi di montagna, meglio se erborinati e<br />

saporiti, ma è ottimo anche se riscaldato per ottenere una specie<br />

di vin brulè.”<br />

Roberto Gasparin<br />

Ricetta:<br />

La ricetta base richiede semplicemente miele, acqua e lievito,<br />

ma vi sono innumerevoli varianti, ciascuna con il proprio<br />

nome: braggot (miele e malto) melomel (miele e frutta), metheglin<br />

(miele e spezie).<br />

Strumenti e ingredienti<br />

• Bottiglione da 5 litri circa in vetro.<br />

• Tappo con gorgogliatore<br />

• 2 kg di miele.<br />

• 3 litri di acqua minerale.<br />

• Lievito<br />

• 2 sorbe (opzionale)<br />

Può andar bene anche il lievito di birra ma per raggiungere<br />

un maggior grado alcolico è necessario utilizzare lieviti da<br />

vinifi cazione.<br />

Preparazione<br />

Sciogliere il miele nell’acqua calda, fino a formare un liquido<br />

uniforme. È opportuno mantenere la miscela ad 80-90 °C per qualche<br />

minuto in modo da inattivare i lieviti selvaggi. Lasciare raffreddare<br />

e versare la miscela dentro il bottiglione. Attivare il lievito diluendolo in<br />

acqua tiepida e versarlo dentro la bottiglia. Se si decide di utilizzare le<br />

sorbe questo è il momento di aggiungerle intere; servono a rilasciare<br />

acido malico, che conferisce freschezza. Tappare il bottiglione e mettere<br />

l’acqua nel gorgogliatore. Lasciare 4 settimane a gorgogliare.<br />

Dopo 4 settimane di fermentazione imbottigliare in bottiglie di vetro scuro,<br />

ermetiche, e riporre in una cantina fresca. Per evitare scoppi, è consigliato<br />

provvedere alla sfiatatura delle bottiglie di tanto in tanto. Dopo<br />

circa 3-4 mesi sarà appena pronto per il consumo, ancora molto dolce e<br />

“acerbo” ma già gradevole. Da quel momento, ogni mese passato in cantina<br />

ad invecchiare non farà altro che migliorarne il sapore, rendendolo<br />

più secco e più alcolico.

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