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2009 - Gustolocale

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42<br />

Antico e misterioso,<br />

sicuramente divino<br />

L’idromele è forse il fermentato più antico del mondo.<br />

Soppiantato dal vino, si cerca oggi di recuperarne il consumo<br />

Non si hanno notizie certe sul periodo in cui l’uomo imparò a produrre l’idromele,<br />

ma si suppone che l’origine sia antichissima. Abbiamo notizie della sua<br />

produzione nell’antico Egitto, nell’Inghilterra celtica, nella Scandinavia vichinga<br />

e da parte degli antichi slavi.<br />

L’idromele aveva una grande importanza nella cultura norrena precristiana;<br />

nella letteratura e nella mitologia viene rappresentata come la bevanda dei re,<br />

la preferita del dio Odino e di altre creature sovrumane (come la mitica fi era<br />

Ofi ulco). La tradizione vuole che due nani abbiano ucciso il vate Kvasir e dal<br />

suo sangue abbiano ricavato l’idromele, capace di dare sapienza e poesia.<br />

Era tradizione che le coppie appena sposate bevessero idromele per il periodo<br />

di una luna dopo il matrimonio per ottenere un fi glio maschio. Da lì sembra<br />

provenire la tradizione della “luna di miele”.<br />

Si presume che la sua diffusione in Italia sia avvenuta in tempi assai remoti<br />

grazie ai Celti. Sembra che fosse comune soprattutto nell’arco alpino, dove<br />

spesso si ripropongono citazioni alla produzione ed al consumo di idromele,<br />

una bevanda di facile realizzazione con un buon tenore alcolico (13/17°) ottenuta<br />

dalla fermentazione di miele, acqua e lieviti. Il suo consumo si sviluppò in<br />

particolar modo dove non era possibile la coltivazione della vite. Ogni famiglia<br />

aveva la sua personale ricetta con percentuali diverse di acqua e tipologie<br />

di miele, spesso arricchita con frutta macerata come frutti di bosco, mele o<br />

ciliegie, o spezie come cannella e chiodi di garofano.<br />

Nel tempo, a causa della diffusione della vite, il vino andò sostituirsi sempre

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