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2009 - Gustolocale

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mamma, sapendo in partenza di venire protetti e difesi, anche nel caso in cui<br />

il il padre non fosse fosse del tutto d’accordo.<br />

Che cosa succedeva, non secoli, ma qualche decennio decennio fa? I bambini bambini sino<br />

all’età scolare, per la maggior parte, stavano con la madre, che prima li<br />

allattava, allattava, poi poi li li svezzava svezzava a a panà e passati di verdura dell’orto, quindi stava<br />

delle ore con con loro, loro, a partire dai dai quattro anni, per per insegnare dapprima a fare fare<br />

le “aste”, poi le vocali vocali e da da ultime le consonanti. All’età di di sei anni il bambino<br />

iniziava la scuola, andandoci accompagnato dalla madre la prima settimana<br />

e poi poi da da solo, a piedi, con la cartella. Spesso, come nel mio caso, aveva già<br />

servito Messa, quella delle 6 6 del mattino, mattino, celebrata celebrata in latino dal parroco e,<br />

subito dopo, dopo, con con la sporta e il libretto aveva fatto la spesa dal casolin. Alle<br />

8 tutti in fi fi la, tutti uguali nel grembiule nero nero con colletto bianco, preceduti preceduti<br />

dal capoclasse e e dalla dalla maestra, anche lei lei di nero nero vestita, anche lei con la<br />

cartella. In classe classe niente cancellini cancellini o penne colorate, ma solamente la tavola<br />

inclinata, inclinata, inchiostro, pennini e carta assorbente. Ricreazione Ricreazione a metà mattina<br />

con panino panino farcito di sopressa o lardo, lardo, qualche volta volta mortadella, il venerdì venerdì fi -<br />

letti di sgombro sott’olio o fettina di formaggio “latte intero”. Da bere graspia<br />

o vin picolo in bottiglietta da quarto in vetro, piatta, con tappo in ceramica e<br />

guarnizione in gomma.<br />

La maestra si concentrava sull’insegnamento dell’italiano, dell’aritmetica,<br />

della geografi a e della storia, stabilendo giorni fi ssi per ciascuna materia e<br />

facendo fare tutti i giorni i compiti a casa. Gli indisciplinati maschi ricevevano<br />

qualche scappellotto sulle mani, le femmine sul sedere. Pianti a scuola e poi a<br />

casa, quando si raddoppiavano gli scappellotti dopo il racconto di quanto ac-<br />

Mater Familiae<br />

caduto il mattino. Poi la lezione, con la mamma vicino a fare da insegnante di<br />

sostegno, con la stessa rigidità della maestra mattutina. Finalmente merenda<br />

e sfogo all’oratorio con infuocate partite a pallone fra lupetti ed aspiranti, con<br />

il cappellano giovane a fare da arbitro. La sera, dopo aver lavà la rogna, cena a<br />

base di caffellatte o minestra, poi le preghiere, tutti insieme, inginocchiati sulle<br />

sedie di paglia e poi al “cinema bianchini”, sotto coperte e cuscini.<br />

Mia madre ha allevato allo stesso modo quattro fi gli, seguendoli passo passo<br />

nello studio, fi no alla maturità, riferendo ogni sera a mio padre i fatti della giornata,<br />

sentendosi realizzata e godendo per un bel voto che sentiva anche suo.<br />

Allevava conigli, galline, anatre e piccioni, coltivava l’orto, dal quale ricavava<br />

il fabbisogno per la famiglia, sapeva cucinare, cucire e ricamare e cantava<br />

benissimo. È morta senza percepire una lira di pensione e senza lamentarsi<br />

per questo, felice di aver cresciuto e sposato quattro fi gli e di essere diventata<br />

nonna. Io credo che una democrazia vera e lungimirante, dovrebbe far tesoro<br />

dell’altissima funzione sociale di una madre, anche e soprattutto oggi, e riconoscerle<br />

un compenso per questo suo “servizio”. La donna del terzo millennio<br />

deve essere messa nella condizione di poter liberamente scegliere se lavorare<br />

fuori casa o fare la madre e la moglie a tempo pieno, sapendo che la grande<br />

famiglia, lo Stato, le riconoscerà per questo una ricompensa adeguata per il<br />

servizio sociale svolto. E fi nalmente vi sarebbe una vera giustizia sociale, probabilmente<br />

si salverebbero anche molti matrimoni e i ragazzi avrebbero punti<br />

di riferimento certi ai quali guardare con fi ducia.<br />

Amedeo Sandri

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