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2009 - Gustolocale

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2<br />

Il ruggito<br />

del<br />

coniglio<br />

Storia e false credenze sulla tradizione del<br />

coniglio a tavola. Uno sguardo al consumo<br />

di questa carne bianca<br />

Quando in Italia si parla di Vicenza e di coniglio nessuno, dico nessuno, non<br />

sottolinea che da noi si scambia, a volte fraudolentemente, il gatto per il<br />

coniglio e, per di più, ne siamo ghiotti. È una nomea che non ci tireremo più<br />

via e che dobbiamo accettare. Che poi il gatto venisse mangiato ovunque, in<br />

Italia, è un’altra cosa: in Emilia la chiamano la “levra d’i copp”, cioè la “lepre<br />

dei tetti”. Ed era mangiato già nel 1300: il Savonarola, medico padovano,<br />

scrisse di non mangiare il cervello del gatto nero per non impazzire.<br />

E, di più, il termine coniglio non evoca mai concetti di validità, anche<br />

fuori dal mondo della gastronomia. “Sei un coniglio” si dice di un pavido,<br />

di un fifone, “è una coniglia” di una donna troppe volte gravida, e anche<br />

nell’arte amatoria a chi non dà prova di resistenza nelle tenzoni amorose

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