interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...
interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...
interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
insussistenti parabole. Sarà inutile osservare che le considerazioni offerte qui da<br />
Lucrezio in funzione anti-mito ci vengono proposte a fronte del massimo dei<br />
<strong>fenomeni</strong> <strong>naturali</strong>, quel fenomeno panicamente cosmico dato dall'alternanza vitamorte.<br />
Ma al mito riserva Lucrezio anche una funzione che potremmo definire consolatoria<br />
della con<strong>di</strong>zione umana, quando l'uomo primitivo, còlto nel silenzio che ovunque lo<br />
circonda, ricerca nella magia del suono la presenza della <strong>di</strong>vinità: così l'uomo delle<br />
origini ha ricercato la compagnia delle ninfe, dei capri e dei satiri, ha atteso la voce<br />
<strong>di</strong> Eco come sonora compagna delle proprie solitu<strong>di</strong>ni. La paura del <strong>di</strong>o assente e dei<br />
suoi «taciturna silentia» ha indotto l'uomo delle origini a ricercare nel pro<strong>di</strong>gio e<br />
nell'incantesimo il tetto <strong>di</strong> una protezione trascendente. Ma anche qui Lucrezio<br />
ammonisce: «omne humanum genus est avidum nimis auricularum», 31<br />
il che<br />
significa per un verso che il genere umano è troppo avido <strong>di</strong> ascoltare racconti, o<br />
forse meglio <strong>di</strong> affidarsi a fandonie; come anche significa che la paura <strong>di</strong> vivere<br />
isolato e immerso nella solitu<strong>di</strong>ne del silenzio più profondo è un' attitu<strong>di</strong>ne propria<br />
dell' uomo allo stato <strong>di</strong> infanzia della propria esperienza storica, ed è quin<strong>di</strong><br />
un'ingenuità. L'uomo primitivo - ricorda altrove Lucrezio - invocava al tramonto il<br />
<strong>di</strong>sco solare nel dubbio del ritorno della luce.<br />
A fronte dell' esistenza dei «simulacra», circa i quali Lucrezio argomenta in ampie<br />
sezioni del IV libro, 32 qualunque immagine ‘sottile’ riesce a muovere l'animo umano:<br />
«tenuis enim mens est et mire mobilis ipsa». Non tanto mobile, né tanto tenue -<br />
tuttavia - è l'animo umano da non meritare <strong>di</strong> trascorrere la vita in appro<strong>di</strong> sereni e in<br />
limpide luci. Molti popoli, osserva, vivono col grano e con l'uva, senza peraltro<br />
avvalersi <strong>di</strong> essi profferendo lo<strong>di</strong> a Cerere o a Libero («his potest sine rebus vita<br />
manere»). 33 Vivrà del pari in spirito puro chi non si fiderà delle imprese <strong>di</strong> Ercole;<br />
chi non temerà le fauci aperte del leone nemeo o del cinghiale d'Arca<strong>di</strong>a, o il<br />
Minotauro o l'Idra <strong>di</strong> Lerna, o ancora il drago custode delle mele delle Esperi<strong>di</strong>. 34<br />
Nessuna figura che provenga dalla tra<strong>di</strong>zione mitica potrà in alcun modo nuocere<br />
all'uomo, quand' anche egli si ponga davanti alla spiaggia atlantica e alle severe<br />
<strong>di</strong>stese dell'Oceano, «innanzi alle quali neanche il barbaro osa». Anche <strong>di</strong> fronte<br />
all'esperienza dell'avventura e dell'ignoto, l'uomo non dovrà dunque temere nulla che<br />
gli derivi dalla credenza nel mito, perché è il mondo stesso ricolmo <strong>di</strong> tremendo<br />
terrore; 35 eppure in quali lotte e pericoli l' uomo, seppur riluttante, è spesso costretto<br />
a gettarsi!<br />
E ancora, è in un' ampia <strong>di</strong>gressione contro l'interpretazione teologica del mondo<br />
che il Poeta invita il nobile de<strong>di</strong>catario del poema (e con lui il lettore) a «sbloccarsi<br />
dai miti» («religione refrenari»): terra, mare, cielo, sole, stelle e luna non rimarranno<br />
eterni in virtù <strong>di</strong> una loro presupposta natura <strong>di</strong>vina. Potranno essere puniti, come<br />
31 IV, vv. 593-594.<br />
32 IV, vv. 26-44 (esistenza dei simulacri); vv. 54-109 (<strong>di</strong>mostrazione della loro esistenza); vv. 110-128 (loro costituzione<br />
sottile); vv. 129-142 (loro formazione nell' aria); vv. 143-175 (loro trasformazioni); vv. 176-215 (loro velocità); vv.<br />
216-822 (i simulacri a fronte della sensazione e del pensiero).<br />
33 V, vv. 14-17.<br />
34 V, vv. 21-41.<br />
35 Ibidem.<br />
10