interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...
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SUL MITO DI EVA<br />
<strong>di</strong> Marialuisa Cecere<br />
L’interpretazione dei <strong>fenomeni</strong> mitologici e della loro genesi e trasformazione nel<br />
tempo ha affascinato molti stu<strong>di</strong>osi che, a seconda del periodo storico e dell’ideologia<br />
del momento, li ha definiti come favole (educative o menzognere), verità rivelata,<br />
insieme <strong>di</strong> linee guida morali, ecc. Popoli <strong>di</strong>versi sviluppano generalmente miti<br />
<strong>di</strong>versi anche se legati da alcuni elementi comuni, come per esempio nei <strong>di</strong>versi miti<br />
cosmogonici, tra i quali si evidenzia per la sua importanza il linguaggio con cui sono<br />
espressi: il linguaggio simbolico. Se si nega l’elevato grado <strong>di</strong> simbolizzazione<br />
presente nei miti, cosa che in <strong>di</strong>versi momenti della storia è avvenuta, risulta<br />
estremamente <strong>di</strong>fficile cogliere l’essenza del mito stesso che altrimenti si riduce ad<br />
essere, a seconda delle ottiche con cui lo si osserva, o una rappresentazione<br />
prescientifica e ingenua del mondo e della storia e quin<strong>di</strong> nel migliore dei casi il<br />
prodotto <strong>di</strong> una immaginazione poetica, oppure l’esatto resoconto <strong>di</strong> avvenimenti<br />
effettivamente accaduti ed espressi nella storia manifesta del mito.<br />
Un nuovo approccio alla comprensione del mito e della sua funzione all’interno<br />
delle <strong>di</strong>verse società inizia a delinearsi nella seconda metà dell’800 ad opera <strong>di</strong><br />
Johann Jakob Bachofen, 1 che identificava nella storia manifesta sia l’espressione<br />
simbolica <strong>di</strong> un significato religioso e filosofico del mito che residui <strong>di</strong> “memorie”<br />
del passato dando l’avvio ad una comprensione del mito nei suoi aspetti religiosi,<br />
psicologici e storici. Questa nuova attenzione al fenomeno mitologico fu fortemente<br />
osteggiata e criticata dal mondo scientifico dell’epoca anche se il problema era già<br />
stato proposto, e risolto, da san Tommaso d’Aquino che, citando sant’ Agostino,<br />
sottolineava la <strong>di</strong>fferenza tra una fictio che è menzogna ed una fictio che è aliqua<br />
figura veritatis corrispondente alla trasposizione in forma comprensibile all’uomo <strong>di</strong><br />
verità altrimenti inaccessibili alla limitata capacità <strong>di</strong> comprensione umana. 2 L’aliqua<br />
figura veritatis <strong>di</strong> Agostino altri non è che il linguaggio simbolico, lo stesso utilizzato<br />
per la narrazione dei miti, <strong>di</strong> cui non sempre la comprensione è imme<strong>di</strong>ata o univoca.<br />
Agli inizi del ‘900 un altro filone <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> cui è iniziatore Sigmund Freud,<br />
neurologo e filosofo austriaco fondatore della psicoanalisi, fornisce (anche se<br />
in<strong>di</strong>rettamente in quanto finalizzato all’interpretazione dei sogni) un nuovo ed<br />
1 Johann Jakob Bachofen (Basilea, 1815 - 1887) storico svizzero delle religioni e del <strong>di</strong>ritto si avvalse <strong>di</strong> vastissime<br />
conoscenze filologiche e archeologiche per tentare una ricostruzione della storia delle culture e delle religioni antiche,<br />
che prendeva le mosse dai risultati dell'indagine romantica sul mito e sul simbolo (G.F. Creuzer, Friedrich<br />
Schelling, J.J. Gorres) per giungere a esiti <strong>di</strong> grande originalità anticipatrice. Con il Saggio sul simbolismo funerario<br />
degli antichi (1859), Bachofen pose le basi metodologiche del suo lavoro: dallo stu<strong>di</strong>o del materiale archeologico<br />
trasse stimolo alla definizione del concetto <strong>di</strong> simbolo 'riposante in sé stesso', simbolo che non rappresenta altro che sé e<br />
che, rappresentando sé, attinge alla verità metafisica incarnata nella storia. Il mito, il quale aduna i simboli nelle sue<br />
forme, è dunque per Bachofen al tempo stesso immagine me<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> una verità trascendente e riflesso delle forme<br />
sociali e degli eventi della storia.<br />
2 Cfr. Agostino, Questionum evangeliorum libri duo, 51 (PL, 35, 1362), citato da Tommaso d’Aquino, Summa<br />
theologiae, 3, q. 55, a. 4: «Cum autem fictio nostra refertur ad aliquam significationem, non est mendacium, sed aliqua<br />
figura veritatis. Alioquin omnia quae a sapientibus et sanctis viris, vel etiam ab ipso Domino figurate <strong>di</strong>scta sunt,<br />
mendacia reputabuntur quia, secundum usitatum intellectum, non subsistit veritas in talibus <strong>di</strong>ctis».<br />
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