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interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...

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confusamente un’eco delle tra<strong>di</strong>zioni in<strong>di</strong>gene, parlano <strong>di</strong> Dei Superiori ed Involuti<br />

(cioè avvolti nelle tenebre del mistero), i quali consigliavano a Giove il lancio del più<br />

terribile dei suoi fulmini.<br />

Seneca nelle Quaestiones Naturales infatti <strong>di</strong>ce: II [41,1]:<br />

Haec adhuc Etruscis philosophisque communia sunt. In illo, <strong>di</strong>ssentiunt quod fulmina a loue <strong>di</strong>cunt<br />

mitti et tres illi manubias dant. Prima, ut aiunt, monet et placata est et ipsius Iouis consilio mittitur.<br />

Secundam mittit quidem Iupiter, sed ex consihi sententia, duodecim enim deos aduocat; hoc fulmen<br />

boni aliquid. aliquando facit, sed tunc quoque non aliter quam ut noceat; ne prodest quidem<br />

impune. [41,2] Tertiam manubiam idem Iupiter mittit, sed adhibitis in consilium <strong>di</strong>is quos<br />

superiores et inuolutos uocant, quia uastat in quae inci<strong>di</strong>t et utique mutat statum priuatum et<br />

publicum. quem inuenit ; ignis enim nihil esse quod fuit patitur.<br />

Dunque Cecina in Seneca sostiene che gli Etruschi credono negli Dèi Consenti o<br />

Complici, anch’essi consiglieri <strong>di</strong> Giove, spietati e senza nome, generalmente<br />

ricordati in numero <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci. Esistono, poi, i Penati, <strong>di</strong>visi in quattro classi <strong>di</strong> <strong>di</strong>vinità<br />

del cielo, delle acque, della terra e <strong>di</strong> anime umane come riporta Nigi<strong>di</strong>o Figulo in<br />

Arnobio (III 40) ed i i nove dei folgoratori (novensiles) (Plin. II 53, 248).<br />

Gli ultimi decenni <strong>di</strong> ricerca archeologica hanno portato al recupero dei primi<br />

documenti certi della religione protostorica etrusca. Questi nuovi risultati hanno dato<br />

un forte impulso a questa branca <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> etruscologici così come è accaduto quando è<br />

stato finalmente possibile scavare siti etruschi urbani aprendo infinite nuove possibili<br />

indagini e proposte <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Ad esempio, la scoperta, resa nota nel 1986, <strong>di</strong> un luogo<br />

<strong>di</strong> culto <strong>di</strong> indubbio carattere anche ‘politico’, operante fra l’Età del Bronzo finale (X<br />

secolo a.C.) e l’età ellenistica (IIIsecolo a.C.) nel cuore della città <strong>di</strong> Tarquinia, ha<br />

fornito nuove ed importanti informazioni sulla religione primitiva d’Etruria,<br />

anteriormente alla fase <strong>di</strong> ellenizzazione dell’VIII-VII secolo a.C. La sede originaria<br />

<strong>di</strong> questo culto è un profonda cavità del suolo, oggetto <strong>di</strong> offerte cruente ed incruente,<br />

che ha restituito notevoli documenti circa la possibile esistenza <strong>di</strong> sacrifici umani<br />

infantili poiché all’interno del <strong>di</strong>rupo sono stati trovati i resti <strong>di</strong> un ragazzo <strong>di</strong> 15 anni,<br />

probabilmente epilettico, ucciso con la perforazione del cranio. Non è un caso che sia<br />

stato ucciso un ragazzo epilettico né che il suo corpo sia stato gettato proprio in quel<br />

<strong>di</strong>rupo poiché la valenza sacrale del luogo si è protratta nei secoli. Sopra questa zona<br />

infatti,è stato poi costruito il famoso tempio dell’Ara regina a Tarquinia. Questo<br />

primitivo santuario tarquiniese ha consentito <strong>di</strong> valorizzare la scoperta, fatta in<br />

precedenza, ma oggetto <strong>di</strong> <strong>interpretazioni</strong> controverse, <strong>di</strong> materiali dell’Età del Ferro<br />

(IX-VII secolo a.C.) nello scavo <strong>di</strong> altri santuari etruschi <strong>di</strong> età storica, anche<br />

extraurbani, sia a Veio, sia nella stessa Tarquinia: grazie a questo contesto sacrale<br />

così antico, ci viene finalmente documentata in maniera tangibile l’esistenza <strong>di</strong> culti<br />

collettivi protostorici, <strong>di</strong> norma <strong>di</strong>fficilmente in<strong>di</strong>viduabili per la normale assenza sui<br />

materiali archeologici e <strong>di</strong> specifici ‘segni’ rivelatori della sfera sacrale, fatta<br />

ovviamente eccezione per il rituale funerario. E, dato ancora più importante ai fini <strong>di</strong><br />

questa breve relazione, il protagonista assoluto <strong>di</strong> questa sfera sacrale è proprio il<br />

<strong>di</strong>rupo, atto a ricevere le spoglie mortali <strong>di</strong> un essere umano caro agli dei poiché<br />

portatore della loro voce grazie all’epilessia.<br />

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