interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...
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Se per il monaco me<strong>di</strong>evale il cuore rappresenta la mente razionale, il recipente dei<br />
pensieri e dei sentimenti, sia buoni che cattivi, 29 e come la natura del corpo è la<br />
sanità, quella del cuore è la purezza, 30 sembra evidente che per i me<strong>di</strong>ci il cuore<br />
rappresenta il centro motore dell'animo guerriero: infatti l’ira, l’in<strong>di</strong>gnazione, la<br />
vittoria, il dominio e le altre due virtù ricordate da Giovannizio non sono certo<br />
attributi peculiari <strong>di</strong> un monaco o <strong>di</strong> un conta<strong>di</strong>no. Ecco quin<strong>di</strong> che se mangiare il<br />
cuore significa in qualche modo assimilarne le virtù, specie se il cuore è umano, cioè<br />
più simile alle membra <strong>di</strong> colui che lo mangi, mangiare il cuore <strong>di</strong> un cavaliere<br />
rappresenterebbe un ottimo pasto ricco <strong>di</strong> virtù guerriere.<br />
Anche nella mitologia, seppur traslato in un altro linguaggio, vale lo stesso<br />
principio (e qui si eviterà <strong>di</strong> aprire un <strong>di</strong>battito quanto mai interessante <strong>di</strong> come le<br />
saghe nor<strong>di</strong>che, che vengono scritte sulla base della tra<strong>di</strong>zione orale proprio nel XII e<br />
nel XIII secolo risentano dell’influenza della cultura scientifica dell’epoca o se sia<br />
vero il contrario, cioè che nel mondo indoeuropeo i miti abbiano avuto un ruolo<br />
essenziale nella formazione e nello sviluppo delle scienza della natura): nella Saga <strong>di</strong><br />
Hrolfs Kraki, Bodhvar Bjarki uccide una mostruosa creatura alata e Hjalto ne beve il<br />
sangue e ne <strong>di</strong>vora il cuore. In tal modo <strong>di</strong>viene un guerriero temibile e temerario,<br />
cioè un besekr. Oppure nell'Edda <strong>di</strong> Snorri bere il sangue e mangiare il cuore del<br />
drago Fafnir comporta l’acquisizione <strong>di</strong> un livello superiore <strong>di</strong> coscienza, mentre<br />
nella Saga dei Nibelunghi, come nella Saga <strong>di</strong> Hrolfs Kraki la stessa azione comporta<br />
l'acquisizione <strong>di</strong> una temibile forza fisica e <strong>di</strong> grande ar<strong>di</strong>mento.<br />
L'assimilazione degli organi e umori vitali del drago comporta quin<strong>di</strong><br />
l'assimilazione delle sue caratteristiche: la belva/drago viene insomma assimilata dal<br />
guerriero che in questo modo assume le caratteristiche <strong>di</strong> un uomo/belva e quin<strong>di</strong>,<br />
come abbiamo già visto, <strong>di</strong> un temibile guerriero.<br />
Il cuore amato<br />
Il nostro viaggio, rapido e sommario sul tema del cuore mangiato termina qui,<br />
consapevoli <strong>di</strong> non aver neppure sfiorato alcuni percorsi meritevoli <strong>di</strong><br />
approfon<strong>di</strong>mento: uno per tutti il tema del cannibalismo, che spesso traspare dalle più<br />
varie fonti del me<strong>di</strong>oevo e che meriterebbe una considerazione maggiore, non fosse<br />
altro che per percorrere a ritroso un tema accennato alcuni anni fa da Piero<br />
Camporesi a riguardo <strong>di</strong> alcuni aspetti della cultura del Rinascimento. 31<br />
Siamo tornati al pasto <strong>di</strong> madonna Soremonda, anzi al momento precedente, quello in<br />
cui Guglielmo <strong>di</strong> Rossiglione, uomo «cattivo e crudele e fiero e orgoglioso»<br />
con un coltello il petto del Guardastagno aprì e colle proprie mani il cuor gli trasse, e quel fatto<br />
avviluppare in un pennoncello <strong>di</strong> lancia, comandò ad un de' famigliari che nel portasse.<br />
29 cfr. Gerhohus Reicherspergensis, Commentarius aureos in Psalmos et cantica ferialia, PL 193, 1197D: «Cor<br />
humanum sive mens rationalis, quae significatur nomine cor<strong>di</strong>s, habet faciem, et haec facies habet genas, de quibus<br />
<strong>di</strong>citur ad sponsam Verbi, mentem scilicet rationalem: Pulchrae genae tuae sicut turturis» [Cant. I, 10] .<br />
30 cfr. Bernardo <strong>di</strong> Chiaravalle, Sermones de <strong>di</strong>versis, PL CLXXXIII, col. 580B: «Sicut autem corporis natura est<br />
sanitas, ita cor<strong>di</strong>s natura est puritas: quia turbato oculo non videbitur Deus; et cor humanum ad hoc factum est ut<br />
suum videat Creatorem. Si vero sanitati corporis sollicita est providenda custo<strong>di</strong>a, puritati cor<strong>di</strong>s tanto sollicitior est<br />
impendenda, quanto pars ista <strong>di</strong>gnior illa esse convincitur».<br />
31 P.Camporesi, I balsami <strong>di</strong> Venere, Milano, 1989.<br />
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