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interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...

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un cibo molto buono e saporito”. Ed egli le <strong>di</strong>sse che quel ch'ella aveva mangiato era il cuore <strong>di</strong> ser<br />

Guglielmo <strong>di</strong> Cabestaing; e perché meglio lo credesse, fece portare la testa innanzi a lei. E quando<br />

la donna ciò vide e udì, perdette la vista e l'u<strong>di</strong>to. E quando rinvenne <strong>di</strong>sse: “Signore, per certo<br />

m'avete dato così buon mangiare, che mai più non mangerò altra cosa”. E quand'egli udì ciò le corse<br />

sopra con la spada, e volle colpirla sulla testa. Ed ella corse ad un balcone e si lasciò precipitare giù.<br />

E così morì. 4<br />

Le due versioni <strong>di</strong>fferiscono per piccoli particolari: nel Decameron la donna crede<br />

<strong>di</strong> mangiare un cuore <strong>di</strong> cinghiale, mentre nella più antica versione provenzale la<br />

donna non sa da che animale provenga quel cuore. Per <strong>di</strong> più, invece della generica<br />

‘vivandetta’ speziata del Decameron, il testo provenzale parla della peverata, che <strong>di</strong><br />

fatto è anch'essa una salsa speziata, ma con la caratteristica <strong>di</strong> essere particolarmente<br />

adatta per con<strong>di</strong>re la selvaggina ‘nobile’. 5 Un’altra variante degna <strong>di</strong> nota è che<br />

mentre nel Decameron la donna <strong>di</strong>chiara che dopo aver mangiato un cuore così<br />

nobile non potrà mangiare più nessun altro cibo, precipitandosi subito dopo dal<br />

balcone, nella versione provenzale Guglielmo, impugnata la spada, fa per colpire alla<br />

testa la donna, azione che costringerà la donna al suici<strong>di</strong>o. Nel fatto in sé, comunque,<br />

le due versioni sono praticamente identiche: una storia d’amore tragica, che contiene<br />

nel suo breve dettato un gran numero <strong>di</strong> topoi dell’amor cortese del XIII secolo. Il<br />

nostro interesse, come abbiamo premesso, è quello <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re il significato<br />

materiale e simbolico <strong>di</strong> questa vivanda che, nonostante fosse nella sostanza una cosa<br />

oltremodo terribile, viene da Soremonda definito «un così buon mangiare».<br />

Il tema letterario<br />

A partire dalla fine dell’XI secolo la leggenda del cuore mangiato, rivisitata in<br />

versione sacra o mistica dalla tra<strong>di</strong>zione trobadorica attraverso le Vidas e le Razos,<br />

torna a rifiorire in molte letterature europee con varianti notevoli fin quasi ai nostri<br />

giorni. 6 In particolare nel XIII secolo e nel secolo successivo il tema è ripreso in Italia<br />

(compreso, come si è visto, il Decameron) con degli esempi che si rifanno in qualche<br />

modo alla tra<strong>di</strong>zione trobadorica e alla Vida <strong>di</strong> Cabestaing, ma talora con interessanti<br />

varianti, come nel caso del cuore sanguinante offerto da San Galgano alla Vergine<br />

nell’affresco del Lorenzetti nella Sagrestia della Chiesa dell’Eremo <strong>di</strong> Montesiepi<br />

(SI) 7 che segue <strong>di</strong> qualche decennio il misterioso sogno <strong>di</strong> Dante nella Vita Nova: 8<br />

4 «(…) e fetz lo cor raustir e far a pebrada, e fetz lo dar a manjar a la moillier (…). “Seigner, ben m’avetz dat si bon<br />

manjar que ja mais non manjerai d’autre”». Devo la traduzione della Vida provenzale al compianto amico Roberto<br />

Gagliar<strong>di</strong>.<br />

5 Nonostante la fonte piuttosto tarda, cfr. il Libro <strong>di</strong> cucina <strong>di</strong> Maestro Martino (in L’Arte della Cucina, a cura <strong>di</strong> E. Faccioli, Milano,<br />

1966), ma anche i ricettari trecenteschi. Per la ricetta, si veda ad esempio quella dell’Anonimo Meri<strong>di</strong>onale del XIII secolo (Liber de<br />

Coquina, a cura <strong>di</strong> L. Sada e V. Valente, Bari, 1995): «Ad piperatam pro carnibus vaccinis, cervinis vel caprinis accipe panem<br />

assatum mollificatum cum aceto vel bro<strong>di</strong>o carnium macilento, tere in mortario cum saffrano et pipere et <strong>di</strong>stempera cum aceto et<br />

bro<strong>di</strong>o simul postea pone ad bulliendum et potes facere nigri coloris sine saffrano cum pane adusto sive combusto».<br />

6 M. Di Maio, II cuore mangiato, Storia <strong>di</strong> un tema letterario dal Me<strong>di</strong>oevo all'Ottocento, Guerini e Associati, Milano, 1996. Cfr.<br />

anche: Anna Maria Saludes Amat, I sogni del «Curial i Guelfa», Atti del XVII Convegno dell’Associazione Ispanisti Italiani, Milano<br />

24-25-26 ottobre 1996, Vol. 1, 1998.<br />

7 F. Car<strong>di</strong>ni. San Galgano e la spada nella roccia. Siena, Cantagalli, 1999<br />

8 Vita Nuova, cap. III<br />

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