interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...
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in Lucrezio <strong>di</strong>ng in sich, e <strong>di</strong> fronte ad esso ciascuno è invitato all'esercizio <strong>di</strong> una<br />
sorta <strong>di</strong> ‘obiezione <strong>di</strong> coscienza’. L' uomo si affi<strong>di</strong> pure al mito e ceda al suo fascino,<br />
purché non si lasci intrappolare dai lacci dell' inganno, della superstizione e del<br />
fanatismo.<br />
Ma entriamo in argomento.<br />
Innanzi tutto pongo in evidenza l'atteggiamento del Poeta, contestativo <strong>di</strong> figure<br />
del mito, in quanto, non essendo possibile ogni tipo <strong>di</strong> combinazione degli atomi<br />
anche nella formazione <strong>di</strong> un corpo animato, ogni figura del mito è portentum, ha del<br />
pro<strong>di</strong>gioso: «non bisogna ritenere che in tutti i mo<strong>di</strong> possano unirsi tra loro tutte le<br />
cose». «Ciascun essere, creato con principi sicuri da madre e padre sicuri, può e deve<br />
conservare la sua specie per legge determinata». Bando assoluto, dunque, alle figure<br />
‘promiscue’ del mito, agli adynata, in quanto improponibili nello ieri, nell' oggi e nel<br />
domani. Il mito è dunque surrettizia finzione, come finti si presentano taluni suoi<br />
interpreti. Le Chimere, 16 fatte <strong>di</strong> membra terrestri connesse a membra marine? Mai<br />
esistite, se non nell'immaginario collettivo; così come i Centauri, 17 ai quali Lucrezio<br />
rimprovera la loro duplice natura, equina ed umana. E come avrebbero potuto<br />
svilupparsi, quando a poco tempo dalla nascita un bimbo appena cammina e un<br />
puledro già corre e ad<strong>di</strong>rittura nasce in posizione eretta? Come pensare che in una<br />
stessa natura possa coesistere entro un unico corpo animato un essere che campa,<br />
come il cavallo, circa un ventennio, quando la me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> vita dell'uomo è <strong>di</strong> gran<br />
lunga superiore? Identica la posizione scettica assunta dal Poeta nei confronti <strong>di</strong><br />
Cerberi, 18 dotati <strong>di</strong> membra in numero superiore a quello <strong>di</strong> qualunque essere<br />
animato, o <strong>di</strong> Scille, 19 esseri frammisti <strong>di</strong> natura umana e canina.<br />
Ma, viene da pensare: Lucrezio rifiuta il mito, o piuttosto rifiuta l' idea <strong>di</strong> un tempo<br />
in cui siano realmente esistite le figure del mito? Rifiuta, a ben vedere, l' ipotesi che<br />
l'uomo possa credere che la figura mitica sia realmente esistita, o anche che sia solo<br />
il ricordo <strong>di</strong> un' esperienza reale. Si serva dunque l'uomo <strong>di</strong> quelle figure quanto<br />
vuole, purché non creda nella reale esistenza, passata o presente, <strong>di</strong> tali figure. Fa<br />
eccezione, in tale contesto, la figura dell'eroe, che - come meglio vedremo - sembra<br />
in Lucrezio essere pertinente alla protostoria piuttosto che al mito.<br />
La terra, invece, esiste, «deum mater [...] et nostri genetrix [...] corporis»: 20 la terra,<br />
che ha in sé tutti i principi elementari utili alla vita, che non da sempre è esistita e<br />
che non per sempre esisterà. La terra è degna <strong>di</strong> venerazione, ed è legittimo che se ne<br />
celebri il mito in quanto Grande Madre. Allegoria o simbolo? E qui Lucrezio<br />
giustappone il mito all'immanenza e alla con<strong>di</strong>zione umana, alla quale - tuttavia - è<br />
dato solamente <strong>di</strong> ricondurre quel mito a celebrazione cultuale.<br />
Alla figura <strong>di</strong> Cibele, grande madre dei sensi, Lucrezio giunge in esito a un<br />
corollario, potremmo <strong>di</strong>re, secondo il quale più grande è la varietà delle forme<br />
atomiche nella composizione <strong>di</strong> un corpo, più vasto ne è il potere e più numerose ne<br />
16<br />
V, 905 (Chimaera); II, 705 (Chimaeras).<br />
17<br />
V, 878 (Centauri); IV, 732 (Centauros); V, 891; IV, 739 (Centauri imago).<br />
18<br />
III, 1011(Cerberus).<br />
19<br />
IV, 732 (Scyllarum membra); V, 893 (Scyllas).<br />
20<br />
Le osservazioni formulate nei sei capoversi che seguono si fondano sulla lettura e su un' interpretazione <strong>di</strong> II, vv. 594-<br />
660.<br />
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