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interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...

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iancheggianti dei marinai <strong>di</strong>sseminate sulle rocce) intrapresa dall’eroe già nel<br />

capitolo precedente sotto l’egida <strong>di</strong> Circe, un’altra pericolosa incantatrice capace <strong>di</strong><br />

metamorfosi, e dell’indovino Tiresia, anch’egli doppio, <strong>di</strong>fforme, ambiguo e<br />

sfuggente. E’ in<strong>di</strong>zio interessante del mondo dei morti anche l’improvvisa calma <strong>di</strong><br />

vento, la bonaccia crudele che ingoia nella sospensione assoluta i marinai con le loro<br />

navi, trascinandoli in un gorgo in cui lo spazio e il tempo si annullano senza via<br />

d’uscita: «subito dopo il vento cessò, successe una calma senza bava <strong>di</strong> vento, un <strong>di</strong>o<br />

assopiva le onde». E in questa irreale sospensione, la dolcezza <strong>di</strong> un canto fa scordare<br />

agli uomini la meta e l’origine del loro peregrinare. Soffocati da tanta letifera grazia<br />

si <strong>di</strong>menticano <strong>di</strong> mangiare e <strong>di</strong> bere, trasformandosi in spettri, in anime perdute. Un<br />

<strong>di</strong>o multiforme, un demone con il volto <strong>di</strong> donna e il corpo d’uccello esercita il suo<br />

potere sull’elemento dell’aria e li cattura per sempre.<br />

A questo ricco patrimonio <strong>di</strong> significati stratificati e intrecciati fra <strong>di</strong> loro attinsero i<br />

primi traduttori della Bibbia in greco, la famosa versione detta ‘dei Settanta’,<br />

ascrivibile al III o al massimo al II secolo a.C: un testo guardato con grande sospetto<br />

dai custo<strong>di</strong> della tra<strong>di</strong>zione rabbinica perché ricchissimo <strong>di</strong> contaminazioni culturali,<br />

sincretismi e ibridazioni. L’opera era infatti destinata agli ebrei della <strong>di</strong>aspora, in<br />

particolare a quelli ellenizzati e colti <strong>di</strong> Alessandria d’Egitto, ma anche a tutti i<br />

‘gentili’ <strong>di</strong> lingua greca cresciuti culturalmente nelle scuole <strong>di</strong> grammatica in cui si<br />

insegnavano le arti liberali e quin<strong>di</strong> si leggevano e commentavano gli autori del<br />

mondo antico; proprio quelli che sui mitografi avevano costruito le loro narrazioni<br />

favolose. Forse proprio tenendo conto della preparazione culturale dei loro destinatari<br />

i traduttori, affrontando il celebre passo <strong>di</strong> Isaia (13, 21-22) in cui il profeta<br />

preconizza che sciacalli e struzzi avrebbero un giorno danzato sulle rovine <strong>di</strong><br />

Babilonia, decisero <strong>di</strong> trasformare questi ‘demoni del deserto’ rispettivamente in<br />

«Sirene e Onocentauri», aprendo a tali creature del mito la strada per una loro<br />

rilettura in chiave religiosa. Lo sciacallo nelle più antiche tra<strong>di</strong>zioni orientali<br />

incarnava l’orribile spettro che conduce le anime verso gli inferi, la cui bocca<br />

mostruosa era identificata nel deserto. D’altronde lo stesso Anubi, <strong>di</strong>o dei morti<br />

egiziano, nasce dall’ identica suggestione culturale. Il plurale ebraico <strong>di</strong> sciacallo,<br />

thannim, coincide poi con il nome <strong>di</strong> un mostro marino dalle fattezza simili a quelle<br />

<strong>di</strong> un drago o <strong>di</strong> un serpente, come se mare e deserto rivestissero nell’immaginario<br />

collettivo la stessa funzione <strong>di</strong> immenso e infinito custode degli spettri e delle anime<br />

perdute.<br />

Ma c’è un altro mostro del deserto e del mare che popola gli incubi delle<br />

popolazioni me<strong>di</strong>orientali, dagli acca<strong>di</strong> agli ebrei: si tratta <strong>di</strong> Lilith, la prima sposa <strong>di</strong><br />

Adamo, cacciata per la sua insaziabile ingor<strong>di</strong>gia sessuale e trasformata in un demone<br />

incubo. Il suo nome racchiude etimologicamente il significato <strong>di</strong> notte e <strong>di</strong> vento. Di<br />

natura ibrida, ha le zampe <strong>di</strong> uccello rapace, ricoperte da folta peluria. E’ alata e<br />

seduce gli uomini nel sonno, li domina «in posizione perversa», ne <strong>di</strong>vora i bambini:<br />

rappresenta cioè la donna che non è madre, ma esclusivamente pulsione istintuale dei<br />

sensi e della voluttà, eros che acceca e uccide, trasformando in esseri mostruosi<br />

coloro che vi si abbandonano. Una versione confermata da molteplici commenti al<br />

libro <strong>di</strong> Enoch, in cui si narra che fra gli angeli caduti ve ne furono alcuni che<br />

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