interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...
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piccolo specchio del Falterona. Lo <strong>di</strong>cono quei bronzi che raffigurano parti del corpo<br />
umano, o la figura che presenta una piaga nello sterno, o una lamina che raffigura gli<br />
occhi, o altre figure <strong>di</strong> malati. Ma le statuine degli dèi e quelle degli animali e le<br />
spade e le frecce possono esservi state gettate, più semplicemente, perché il laghetto<br />
era genericamente sacro. Il ritrovamento <strong>di</strong> un piccolo tesoro <strong>di</strong> monete antiche è<br />
citato perfino nel Convivio <strong>di</strong> Dante il quale <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver visto «lo luogo nelle coste<br />
<strong>di</strong> un monte che si chiama Falterona, in Toscana, dove lo più vile villano <strong>di</strong> tutta la<br />
contrada, zappando, più <strong>di</strong> uno staio <strong>di</strong> santelene d’argento finissimo vi trovò, che<br />
forse più <strong>di</strong> duemila anni l’aveano aspettato…» (Dante, Coviv., tratt. IV, cap. XI).<br />
Un altro aspetto, che si ricollega alla mentalità primitiva degli Etruschi, è<br />
l'interpretazione illogica e mistica dei <strong>fenomeni</strong> <strong>naturali</strong>, che verrà poi a contrastare<br />
con la razionalità scientifica dei Greci.<br />
La fama <strong>di</strong> insuperabili interpreti <strong>di</strong> viscere e fulmini, della quale godevano gli<br />
Etruschi, era completata da quella che li riteneva anche esperti conoscitori del<br />
significato <strong>di</strong> ogni genere <strong>di</strong> pro<strong>di</strong>gi. Varrone, che desumeva evidentemente da fonti<br />
etrusche, riferisce che tra i pro<strong>di</strong>gi si <strong>di</strong>stinguevano l’ostentum, che pre<strong>di</strong>ceva il<br />
futuro; il ‘pro<strong>di</strong>gio’, che in<strong>di</strong>cava il da farsi; il ‘miracolo’, che manifestava qualcosa<br />
<strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario; il ‘mostro’, che dava un avvertimento. Tra i pro<strong>di</strong>gi più frequenti<br />
erano annoverati la pioggia <strong>di</strong> sangue, la pioggia <strong>di</strong> pietre e quella <strong>di</strong> latte, gli animali<br />
che parlavano, la gran<strong>di</strong>ne, le comete e le statue che sudavano.<br />
Sia gli eventi pro<strong>di</strong>giosi (i pro<strong>di</strong>gia), sia gli exta delle vittime, sia i fulmini, sono i<br />
principali segni della volontà <strong>di</strong>vina e sono oggetto dello stu<strong>di</strong>o della <strong>di</strong>sciplina<br />
etrusca. Questa “scienza, li classifica negli ostentaria degli aruspici; cioè nelle<br />
raccolte <strong>di</strong> questi eventi che comprendono anche la loro interpretazione e la loro<br />
espiazione.<br />
I portenta, infine, riguardano i <strong>fenomeni</strong> astronomici quali stelle cadenti, comete,<br />
‘fiaccole celesti’, i <strong>fenomeni</strong> terrestri, come terremoti e ‘fremiti inferi’. Altri pro<strong>di</strong>gi<br />
si annoverano tra le mutazioni del mondo vegetale, dove la <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong>stingue alberi<br />
felices (alberi bianchi o da frutto) e infelices (alberi neri o infruttiferi), o ancora tra<br />
eventi pro<strong>di</strong>giosi del mondo degli animali, anch’essi <strong>di</strong>visi in ‘felici’e ‘infelici’, fino<br />
a comprendera i mostra: esseri animali o umani con due teste o ermafro<strong>di</strong>ti. Mentre<br />
per questi ultimi o per gli animali responsabili <strong>di</strong> azioni non <strong>naturali</strong> la dottrina<br />
prevede l’exterminatio (relegamento in isole deserte, incinerazione o uccisione per<br />
annegamento) ed eventuali supplicationes, gli altri portenta sono espiati con sacrifici,<br />
doni votivi, purificazione, giuochi votivi e cori <strong>di</strong> fanciulle.<br />
Ogni irregolarità rispetto alla norma poteva far presagire sul futuro, sia che si<br />
riferisse a uno stato personale sia a uno <strong>di</strong> carattere generale. I sacerdoti non solo<br />
interpretavano il segno, il pro<strong>di</strong>gio innaturale, ma rispondevano anche sulle modalità<br />
delle espiazioni e la loro risposta poteva essere anche in versi. Fra i compiti degli<br />
àuguri c’era anche quello <strong>di</strong> interpretare i <strong>fenomeni</strong> celesti, in particolar modo il<br />
fulmine, che ha sempre rappresentato per l’uomo uno dei misteri più <strong>di</strong>fficili da<br />
compiere, in grado <strong>di</strong> smuovere gran<strong>di</strong> paure ed angosce nel popolo. Non a caso il<br />
‘fuoco che viene dal cielo’ era immaginato proveniente da Tinache la maggiore<br />
<strong>di</strong>vinità del pantheon etrusco che va identificato con il greco Zeus e con il latino<br />
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