interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...
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corpo stesso. Ecco perché un mangiatore <strong>di</strong> selvaggina, che ha generalmente natura<br />
calda e umida (se non talora calda e secca), sarà <strong>di</strong> ‘complessione’ sanguigna o<br />
collerica, quin<strong>di</strong> portato alla lotta, all’ar<strong>di</strong>mento, al sesso. Ed ecco perché il monaco,<br />
che invece deve rifuggire la lotta, il sesso e l’ira, deve imporsi un regime <strong>di</strong>etetico più<br />
‘freddo’, evitando per quanto possibile la carne e sfruttando l'effetto ‘anafro<strong>di</strong>siaco’<br />
della frigi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> molte verdure. Alla luce <strong>di</strong> tutto questo, anche la Regola del Tempio<br />
presenta molte meno contrad<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> quanto sembri a prima vista: il monacoguerriero<br />
deve temperare la <strong>di</strong>eta, evitando l'eccesso ‘corrompente’ ma comunque<br />
alimentandosi in maniera tale da sostenere fisicamente un atteggiamento<br />
‘giustamente’ bellicoso.<br />
Nel processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>gestione, inoltre, giocherebbe un ruolo importante l'affinità tra la<br />
natura dell'alimento e ed il corpo che lo riceve secondo il principio che ciò che è più<br />
affine viene meglio assimilato, tanto che si affermava, da un punto <strong>di</strong> vista<br />
fortunatamente (ma non sempre) solo teorico che la miglior carne dal punto <strong>di</strong> vista<br />
nutritivo andava senz’altro considerata la carne umana 26 . Da questo punto <strong>di</strong> vista<br />
quin<strong>di</strong> il mangiare il cuore <strong>di</strong> un altro significa assimilarlo perlomeno in parte nel<br />
proprio cuore.<br />
D'altronde il cuore può essere considerato<br />
l'organo principale per eccellenza (membrum principalissimum) 27 che dà a tutte le membra del<br />
corpo intero il sangue vitale, il calore e lo spirito. Si trova (...) nel mezzo del petto, come lo vuole il<br />
suo ruolo allo stesso modo del re nel mezzo del suo regno<br />
ed il cuore, considerato come il centro della ‘virtù spirituale’, cioè quella che<br />
promuove gli atti del corpo (da <strong>di</strong>fferenziare con la virtù animale, o dell’anima, che<br />
avrebbe sede nel cervello e dalla virtù vegetativa che ha sede nel fegato), sarebbe il<br />
detentore <strong>di</strong> alcune qualità ‘regali’ a lui connaturate: ad esempio, in un passo della<br />
Isagoge <strong>di</strong> Giovannizio, testo peraltro fondamentale per la <strong>di</strong>dattica della me<strong>di</strong>cina<br />
almeno a partire dall’XI secolo si legge: 28<br />
Dalla virtù spirituale derivano due virtù: una operativa e un'altra da ciò che è operato. La virtù<br />
operativa è quella che <strong>di</strong>lata cuore e arterie e successivamente li stringe. Dalla virtù operata<br />
provengono: ira, in<strong>di</strong>gnazione, vittoria, dominio, astuzia e sollecitu<strong>di</strong>ne.<br />
26<br />
«El cibo non è bono nutrimento né se lauda se non per quatro rasone. Prima che 'l sia facile <strong>di</strong>gestibile non troppo<br />
viscoso e grosso. Seconda che habia in sé poca superfluità. Terza che non sia ancho tanto subtile de substantia che<br />
velocemente da li membri si evapori in fumo. Quarto che habia famigliarità [e] convenientia con il cor[po] che se<br />
nutrica: adunque tutti quelli che hano queste quatro proprietà, e con<strong>di</strong>tione, sono molto laudabili e convenienti a i corpi<br />
nostri, onde alcuni cibi se vituperano perché sono <strong>di</strong>fficili da pa<strong>di</strong>re per sua troppo humi<strong>di</strong>tà viscosa avenga che habiano<br />
bona famigliarità, e convenientia con el corpo nostro come è la carne porcina, alcun altri cibi se vituperano, perché<br />
avenga che siano facili da pa<strong>di</strong>re generano assai superfluità come è il pesce e alcune erbe (...) e non è cosa né cibo che<br />
più sia conforme al nutrimento dell'huomo quanto è la carne humana se non fusse la abhominatione che la natura ha a<br />
quella». Girolamo Manfre<strong>di</strong>, Libri intitulato Il Perché, Venezia, 1588 p. 15.<br />
27<br />
Henry de Mondeville, Chirurgia. Cfr. a proposito M-C. Pouchelle, Corpo e chirurgia all'apogeo del me<strong>di</strong>oevo,<br />
Genova, 1990, pp. 166-9.<br />
28<br />
La Isagoge Iohannitii ad Tegni Galieni entrerà nella composizione <strong>di</strong> quel corpus <strong>di</strong> testi per l’insegnamento della<br />
me<strong>di</strong>cina, nato in ambiente salernirtano nel XII secolo, noto come Articella. Ma l’Isagoge, <strong>di</strong> derivazione galenica,<br />
opera del me<strong>di</strong>co arabo Hunayn ibn Ishaq, venne tradotta a Montecassino da Costantino Africano nel secolo precedente.<br />
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